Ho sempre amato Venezia, anche prima di esserci stata! Non so perchè, ma questa città ha sempre avuto su di me un fascino particolare. Quando avevo 15 anni, andammo in gita con le Suore proprio a Venezia..e me ne innamorai definitivamente. Era il 25 Aprile, San Marco, un sole da togliere il fiato, una sfilata storica meravigliosa e ricca di costumi e piazza San Marco piena di gente. L’impatto è stato notevole! Calcolate poi che, insieme ad un gruppetto di amiche adolescenti (eravamo decisamente imbranate anche perchè la nostra era una scuola tutta femminile), ho fatto la conoscenza di alcuni ragazzi Veneziani simpaticissimi (mentre le Suore ci seguivano a vista…come un’ombra nera) ! Anzi, uno di loro mi mandò, una settimana dopo, una lettera (strano sentir parlare di lettere ai tempi di mail, sms, skype..ma quanto erano belle?)…che mi consegnò direttamente mio padre, accompagnato da uno sguardo truce! Io mi chiusi in bagno a leggere quella lettera (che era una semplicissima lettera di saluto ma che bastò a confermare la mia passione per venezia) e quando uscii..trovai mio padre nella stessa posizione, con le braccia conserte! Ma nulla…da me non avrebbe ottenuto nessuna informazione!!! Molti anni dopo, A venezia ci sono tornata con mio marito: altra atmosfera, altra situazione…ma tanto romanticismo, quindi lasciatemi un momento di sdolcinatezza e fatemi citare una canzone di Toto Cutugno che mi canticchiavo in continuazione:
Quante volte fra i banchi di scuola ho studiato Venezia
Quante storie d’amore hanno scritto i poeti a Venezia
La laguna che cambia colore
Come le nostre stagioni di cuore
Se una donna la perdi la puoi ritrovare a Venezia
Finita la dichiarazione d’amore per la città lagunare e dintorni, come potevo non partecipare al contest Venezia nel piatto? Mi viene proprio naturale!
Ho pensato ai giorni trascorsi lì con mio marito, quando mangiammo a Murano dei gamberi buonissimi su un fumante piatto di polenta gialla…e allora ho provato a creare qualcosa di mio, partendo dalla lista degli ingredienti del contest. Vicino al piatto c’è un caro ricordo: un delfino in vetro di Murano, comprato da mio marito appena lo vide: ditemi voi se non ha dei colori perfetti con questo piatto! :)
RICETTA: POLENTINA BIANCA, VELLUTATA DI ZUCCA E ARANCIA CON GUAZZETTO DI VONGOLE VERACI E GAMBERONI
Ingredienti
Per la polentina
Per la vellutata di zucca e arancia
Per il guazzetto
Procedimento
Private la cipolla della parte esterna e riducetela a fettine. Controllate che la zucca sia priva di filamenti e semi, quindi tagliatela a tocchetti; lavate e asciugate l’arancia e prelevate la metà della scorza, tralasciando la parte bianca amarognola. Scaldate l’olio evo in una casseruola, unite la cipolla a fettine, la salvia spezzata, la scorza d’arancia e la zucca e lasciate rosolare il tutto per 2-3 minuti, mescolando spesso. Spolverizzate con la farina, unite a filo il latte, mescolando continuamente per evitare la formazione di grumi, quindi salate e cuocete la zuppa coperta, a fiamma bassa, per circa 30 minuti.
Nel frattempo, mettere l’acqua fredda in una pentola e portare a bollore. Versare la polenta bianca e cuocere, mescolando spesso per una trenitina di minuti(tenete presente che volevo una polentina finale molto morbida, cremosa…per non creare una differenza eccessiva con la vellutata di zucca). Regolare di sale. Eliminate la scorza d’arancio dalla zuppa, frullate quest’ultima nel mixer fino a ottenere una crema omogenea.
In un padellino, mettere l’olio e l’aglio, versare le vongole veraci e i gamberetti. far cuocere pochi minuti, fino all’apertura delle vongole. verso la fine aggiungere i gamberoni e far cuocere un minuto o due. Regolare di sale.
Per la presentazione del piatto, prendere un piatto piano abbastanza largo e poggiare sopra un coppa pasta circolare di circa 10 cm di diamtero. Versare attorno la polentina bianca, all’interno del cerchio versare la vellutata di zucca. Togliere piano il coppasta, versare sopra gentilmente il guazzetto e servire.
“papà..tu mi fai ridere dalle risate…”
Così ieri scherzava Mimì con mio marito, in una tranquilla serata familiare. Tv accesa, loro due stesi sul tappeto mentre io ero al pc e la Pasionaria svolgeva l’attività che più aspetto durante tutta la giornata: dormiva!!!! In televisione all’improvviso arriva una pubblicità che fa alzare la testa al papà-combattente-bakugan egli fa esclamare: “guarda , le Girelle! lo sai che da piccolo me le mangiavo sempre??? Erano buonissime!” Potevo lasciarmi sfuggire l’occasione???io ci vado anozze con queste cose! ” Ma lo sai che ho trovato la ricette per farle a casa???te le cucino!” La faccia di mio marito era quasi disperata:” No ti prego! Basta! compriamole”. In pratica, non ne può più di cose fatte in casa! Sarà che ormai dopo i sofficini home made, le torte della domenica, l’estratto di vaniglia, la pasta, il pane, i cornetti…si è stufato e vuole un’insanissima merendina industriale. Dove ho sbagliato? Eppure sto cercando di applicare alla dispensa di casa mia la lezione imparata su gennarino e che riguarda La Lista delle cose che non esistono. In pratica, una persona che vuole cercare di riguardare la proprio salute e il proprio palato, dovrebbe evitare certi cibi industriali che possono far male perchè fatti con ingredienti non del tutto genuini: questa è una delle prime cose che ho imparato frequentando il forum. All’inizio sorridevo sempre e prendevo la cosa con ironia..lo consideravo quasi uno scherzo. Pian piano però, la lista, partita con due o tre elementi, si è allungata e, soprattutto, si è inserita nella mia testa col risultato che, quando giro fra i banchi del supermercato.. è un vero dramma: guardo con amarezza i pacchi di merendine, le scatolette di latta, i preparati industriali (quelli comodissimi e che una volta stazionavano nel mio frigo)…se passo dai congelati poi, l’amarezza diventa fortissima. Il problema è che tempo fa nel mio frigo qualche cosa di pronto per l’esigenza dell’ultimo minuto c’era..ora non più! peccato che, di esigenze dell’ultimo minuto invece ce ne siano sempre in quantità e a volte non so che cucinare! Tanto è vero che qualche cubo malefico (vedere lista seguente) vi confesso che c’è..si nasconde bene ma c’è..perchè la minestrina serale fa sempre la sua figura con i bimbi di età inferiore ai 10 anni. Dopo la confessione di essere una mamma sciagurata e una moglie rompiscatole, vi faccio vedere la famosa lista nera: mi aspetto ingiurie, occhi sbarrati e proteste (riporto la lista da Gennarino):
Lo so… il mondo senza alcune di quelle cose potrebbe non avere senso..ma putroppo ho letto le etichette con i rispettivi ingredienti e oramai il danno è fatto! C’è da dire che non sono una integralista e che qualche volta, a rotazione, quei prodotti finiscono nella mia cambusa (si mimetizzano e poi spuntano fuori nei momenti del bisogno)! ma è meglio non dirlo in giro!
Il fatto è che quella lista mi fa stravolgere le ricette che vedo. Per esempio, su un giornale c’era la foto di un bel timballo, guscio di pasta sfoglia, anelletti, noci, panna…ho tutto??? Hummm..la pasta sfoglia ce l’ho, ma è quella industriale, quindi leggo gli ingredienti e che trovo??La sostanza lipidica industriale, ovvio! Valutando che la mezz’ora a disposizione non fosse sufficiente per preparare la pasta sfoglia homemade, ma volendo fare a tutti i costi quel primo, ho deciso di puntare, come guscio, su una classica pasta frolla (in fondo tanti timballi del sud vengono fatti così). La panna ..no, la evitiamo. Che mi rimane? Gli anelletti non ce li ho, e mi faccio andar bene la pasta maritata! insomma…quello che vedete è ciò che è venuto fuori!
RICETTA: TIMBALLO IMPERIALE
Ingredienti
Procedimento
Nella planetaria, impastare lo strutto con lo zucchero (lo strutto dà una particolare morbidezza alla frolla), aggiungere l’uovo, il sale e l’acqua fredda e infine la farina. Mettere a riposare in frigo per almeno 2-3 ore. Se non avete la planetaria va benissimo anche fatto a mano. Passare al mix l’aglio, l’olio, le noci, il parmigiano, il sale e un pizzico di pepe fino ad ottenere una crema. Lessare la pasta al dente (basteranno 6-7 minuti di cottura), conditela con pesto di noci, con i piselli e con i tuorli delle uova precedentemente sbattuti. Incorporare gli albumi montati a neve. Foderare una teglia con la pasta frolla, aggiungere la pasta condita e mettere in forno a 180° per 25-30 minuti.
Con questa ricetta partecipo al contest di Farina, lievito e fantasia Frutta in pentola
Scusate..ma io questa ve la devo far vedere! indovinate che cos’è questa cosa qui sotto?? E’ un’immagine che ha postato Ste in questo post su gennarino chiedendoci di indovinare cosa fosse! beh…io ho pensato a un vaso futuristico..e voi?
Pensateci tutto il tempo che volete…ma non venitemi a dire che avete capito che è una stampante molecolare di cibo!!!!! Questa poi! Potete verificarlo sul sito http://www.futurix.it/2009/11/gli-elettrodomestici-fra-90-anni.html, dove dice che fra 90 anni useremo una cosa simile in cucina! E no, io non ci sto! Voi capite che un’affare simile io lo voglio adesso! Praticamente, da quando l’ho visto sta combattendo testa testa con la crema da 150 euro per il posto in graduatoria nella mia lista della spesa! In ogni caso, hanno entrambi superato il pane e sono al secondo posto parimerito, subito dopo il latte (e solo perchè la Pasionaria ne è una consumatrice industriale e se non trova il suo lattuscio sono guai!). Voi vi chiederete che potrei farci con un aggegio simile. Suvvia, disegno una forma qualsiasi, una sfera, un parallelepido, la piramide d’egitto…e quella stampante mi fa uscire un pezzo di pollo sferico, un panino a parallelepipedo o una fetta torta a piramide! Io ci andrei fuori di testa, lo so! E poi volete mettere la comodità? Se dovete andare fuori a fare un pic nic, e volete portarvi un dolce, ma quanto sarebbe più comodo avere dei pezzi di torta che sono perfettamente incastrabili in un contenitore? Prendete questo rotolo ai lamponi e limone…se avete un contenitore quadrato, allora tanti cubi del rotolo faranno al caso vostro! Se il contenitore è cilindrico, ecco tanti piccoli cilindri, o sfere che si inseriranno perfettamente all’interno! E finalmente potrete offrire delle fette di torta originali, senza neanche dovervi portar dietro un coltello!
Non ho idea di quanto possa costare questa stampante ma, se qualcuno dovesse averne notizia, lo prego di segnalarmelo, perchè in quanto caccavella inutile-addicted, io sarei la prima acquirente! Se poi non dovesse piacermi come stampante, la potrei sempre utilizzare come vaso portafiori!!!!
Nel frattempo, accontentatevi del mio rotolo ai lamponi e limone, dalla banilissima forma!
Ho preso ispirazione da lei, modificando un pò una sua ricetta!
RICETTA: ROTOLO AI LAMPONI E LIMONE
Ingredienti
Per la crema al limone
Per il rotolo
Procedimento
Mettere il foglio di gelatina in acqua fredda e lasciarlo ammorbidire. Mescolare il latte con il succo di limone e portare ad ebollizione per un minuto. Sbattere i tuorli con lo zucchero e aggiungere la maizena. Aggiungere il composto di latte e limon, mettere sulla fiamma e mescolare fino a ispessimento della crema. Aggiungere il foglio di gelatina e far raffreddare.
Per il biscotto, sbattere i tuorli con lo zucchero, aggiungere la maizena, il lievito e metà dei lamponi ben frullati. A parte, montare i bianchi a neve ed aggiungerli delicamente al composto, mescolando dal basso verso l’alto. Versare il composto su di una teglia ricoperta da carta forno e mettere in forno per 10 minuti a 180° (col mio forno ce ne sono voluti 15).
Togliere il rotolo dal forno e capovolgerlo su un altro foglio di carta forno. Togliere il foglio di carta forno rimasto attaccato alla base e arrotolare il biscotto. Lasciarlo raffreddare. Srotolare delicamente il biscotto, versare sopra la crema al limone espargere i lamponi interi rimasti. Riarrotolare e tenere in frigo fino al momento di servirlo. Per decorarlo, ho preso della gelatina di albicocche, ne ho passato sopra un velo e l’ho ricoperto con delle perline di zucchero.
Con questa ricetta partecipo ad about the food, ricette per un pic nic
Capita spesso di avere un cibo, un piatto, un dolce che si è mangiato una volta e che per anni resta lì, nei tuoi ricordi. E tu continui a chiederti “come si chiamava quel coso buonissimo? dove posso recuperare la ricetta?”. In tempi di internet e di foodblogger, capita altrettanto spesso di vedere una foto e dire “ahhh..eccolo qui, è lui. Ora lo rifaccio”. E’ capitato quindi, che una certa food blogger abbia visto da Lui una certa foto e abbia scoperto i Lamington. Sì, erano proprio loro…li aveva mangiati tanti anni prima ma ne aveva perso le tracce e ora, con piacere, riusciva ad averne notizia e, con una certa aria di superiorità tipica del food blogger europeo nei confronti di quello americano, aveva studiato la ricetta e per giunta, l’aveva giudicata semplice! In fondo, era nata nella terra che aveva dato i natali al babà, alle sfogliatelle e al panettone, che difficoltà ci poteva essere nel ripetere una sponge cake (gli americani non hanno neanche il vero corrispondente del pan di spagna), con una copertura al cacao amaro e cocco? Insomma, la ingenua blogger si era stampata la ricetta,e ora la guardava bonariamente, decidendo di farla la sera stessa. Per la precisione, la divise in due giorni: la prima sera la sponge cake e la sera successiva la copertura. Sulla sponge cake, effettivamente non trovò grandi difficoltà (ovvio..sangue italiano pasticcero scorre nelle sue vene). Sulla copertura però, qualche dubbio cominciò a insinuarsi nella sua testa. Dovendo togliere tutti i bordi e la crosta della sponge cake, l’aveva lasciata scoperta sul tavolo: tutto sommato una buona idea, perchè la parte superiore si era seccata ed era più semplice tagliarla. Sì, anche se non sarebbe stato male averla cotta addirittura due giorni prima, così i quadratini sarebbero venuti più precisi e si sarebbe evitato anche qualche spezzettamento di troppo..ma andava bene, essere troppo pignoli non conviene mai. Leggendo il procedimento per la glassatura, venne fuori che Mowie aveva previsto 400 gr di zucchero a velo (più tutto il resto): sicuramente troppo, sentenziò la italica blogger, i soliti spreconi…
E con una decisione che la riempì di orgoglio per il risparmio fatto, decise di farne esattamente la metà (sarebbero bastati 200 gr di zucchero e velo, no?). Poi aggiunse allo zucchero il cacao e il burro. Infine l’acqua..la scaldò un pò al microonde. Hummmm..bella densa questa copertura, molto densa. E pure buona (la prova era d’obbligo per dovere di cronaca). Cominciò a mettere quei quadrati di pan di spagna nella glassa, rendendosi subito conto che c’era grosso conflitto fra la morbidezza dell’impasto e la compattezza della glassa: alcuni pezzi dei cubi, data la loro morbidezza, restarono lì, a galleggiare! Certo, Mowie avrebbe dovuto specificare che era meglio cuocere la base un paio di giorni prima..ma in fondo, sarebbe andato meglio con gli altri. Con la glassa un bel pò densa (forse era meglio prendere alla lettera la dicitura “hot water” e far scaldare l’acqua un pò di più) non era proprio banalissimo passare il quadrotto da una mano all’altra, considerando poi che la cioccolata restava ben avvinghiata al dolce, creando forme che tutto erano tranne che parallelepipedi. Hummm…certo che questo Mowie un pochino bravo doveva pur essere, per farsi venire delle forme così precise, pensò la blogger, le cui dita erano ormai coperte di uno strato di mezzo cm di cioccolato. Cavoli, esclamò, è finito il cocco…quindi con le mani sporche cercò di arraffare la busta del cocco disidratato e di versarlo nel piatto…lasciando sciee di cioccolato per tutta la busta di plastica e riuscendo a versarlo con improponibili torsioni del polso. Ok, il cocco era di nuovo presente, anche se mischiato a pezzi di glassa rimasti là e coperti anch’essi di cocco..(ma tanto che differenza poteva fare, se non quella di sprecare glassa?). Mentre continuava l’opera, la blogger cominciò a guardare con angoscia alla quantità di glassa..era quasi terminata, rispetto alla montagna di pan di spagna ancora da glassare. Mentre borbottava parole incomprensibili, fu costretta a lavarsi le mani per rifare l’altra metà della glassa (e contemporanemanete decise di far salire la stima per Mowie, che aveva correttamente calcolato le dosi). Nel rifare la glassa però, fece attenzione e riscaldò l’acqua molto più di prima: meglio, la glassa era decisamente più trattabile. Continuò l’immersione ( ma a questo punto vari pezzi di sponge cake galleggiavano e parallelepipedi un pò informi ricoperti di cocco spuntavano dal vassoio) e la blogger capì che, forse, avrebbe dovuto tagliare i quadratini un pò più piccoli di quello che aveva fatto…ma non bisognava essere troppo pignoli. Mentre le dita erano non solo ricoperte di glassa al cacao ma anche di un potente strato di cocco, la blogger si rammaricava della diversa grandezza dei vari pezzi e guardava con invida la perfezione dei Lamington di Mowieliscious, continuando a fare sempre più fatica, quando terminò la scatola di cocco ( ne aveva presa una più piccola di quello indicato nella ricetta). Fortunatamente in dispensa ce n’era un’altra e provò a prenderela senza lavarsi le mani…inutile tentativo. Si tolse la scorza dei Lamington per l’ennesima volta, prese il cocco e ne versò in quantità industriale sul piatto, (facendo assurgere Mowie all’olimpo dei grandi pasticceri), meditando sulla correttissima ricetta indicata dal blogger americano (il quale però doveva avere sicuramente sangue italiano nelle vene). Finito di glassare e rotolare nel cocco i dannatissimi Lamington (ma poi..erano davvero così buoni??mah), decise che era giunto il momento di fare le foto..e qui soccombette alla nuda verità: i blogger maericani erano bravi, dato che erano riusciti pure a infiocchettare il benedetto dolce di origine australiana e a fare delle foto bellissime..mentre i suoi se ne stavano lì, infingardi e traditori, con la faccia tosta di non lasciarsi nemmeno fotografare bene, dopo aver causato un cataclisma in cucina che neanche la sette veli!!!!
Se mai li farete, le altre persone diranno “ehi, buono questo dolcetto, semplice come piace a me!” e voi borbotterete frasi irripetibili, inneggiando alla semplicità del panettone e cercando di ricordare perchè vi piacessero quei dannati cosi dall’aspetto così innocuo.
In effetti a mente fredda, il motivo c’è: sono davvero buoni! E facilmente trasportabili e adattissimi a una gita all’aperto, in barca, ad un pic nic…ed avendo una glassa al cioccolato molto buona, se ne vanno dritti dritti da Crysania
Inoltre, seguendo la via tracciata dall ingenua e sprovveduta italica blogger ed evitando i suoi errori, potrete farli anche con relativa velocità :))))
RICETTA: LAMINGTON English version
Ingredienti
per la sponge cake
Per la copertura
Procedimento
Riscaldare il forno a 180°. Montare le uova e lo zucchero fino ad avere un composto spumoso (10 minuti con la planetaria, circa 20 con lo sbattitore). Aggiungere il burro (non caldo) e la farina setacciata (mescolando dolcemente dall’alto verso il basso). Versare il composto in una teglia rettangolare imburrata da 30 cm e cuocere per 30-40 minuti (fare la solita prova con lo stecchino!). far raffreddare bene la torta (io l’ho cotta il giorno primo e secondo me è il minimo indispensabile!). Eliminare il bordo e la crosta e tagliare il dolce in tanti cubbi. (è più semplice effettuare questa operazione se prima si fa raffreddare il dolce un mezz’oretta in frigo). Mescolare zucchero, cacao e acqua calda in una ciotola e aggiungere il burro fuso. tenere il cubotto con due dita e passarlo prima nella glassa (fino a coprire tutta la superficie) e poi nel cocco. Far raffreddare e servire.
Avviso: il Post di oggi è di argomento tecnico informatico. Persone serie astenersi!
Un collega mi mostrato una richiesta di aiuto tecnica (trovata casualmente in rete) e la relativa risposta data dalla software house. Tali problemi sono, secondo lui, talmente comuni nell’uso quotidiano che gli sembrava giusto rendere tutti noi partecipi. Riporto da questo indirizzo :
Fidanzata 7.0 e moglie 1.0 ROTOLOL
C’è qualcuno esperto di software che è in grado di aiutarmi ?
Il mio problema è il seguente : Un anno fa ho cambiato l’applicazione
FIDANZATA 7.0 per l’applicazione MOGLIE 1.0 che ha generato subito
l’applicazione BIMBO 1.0 che occupa tantissimo spazio sul disco.
Le istruzioni non dicono niente di questo fatto. Ma ciò che più mi
preoccupa è che l’applicazione MOGLIE 1.0 si autoinstalla su tutte le altre
mie applicazioni e in più si lancia automaticamente quando apro un’altra applicazione fermandola. Quindi applicazioni come: BIRRA_CON_GLI_AMICI 10.3 e CALCIO_DOMENICA 5.0
non funzionano più.
Qualche volta compare un virus che si fa chiamare SUOCERA 1.0 che blocca il sistema oppure fa si che l’applicazione MOGLIE 1.0 si comporti in modo molto preoccupante.
Ancora più grave è che non riesco più a lanciare l’applicazione
DOMENICA_NOTTE_DI_SESSO 3.0 e sembra che anche dei files come
SESSO_SABATO_MATTINA.EXE abbiano diversi virus perché non rispondono più.
Vorrei disinstallare MOGLIE 1.0 e reinstallare FIDANZATA 7.0 o magari
un’altra versione più avanzata,ma mi sembra troppo complicato e non vorrei rischiare tanto anche perché BIMBO 1.0 mi piace molto. Sono disperato !
Aiutatemi !!!
RISPOSTA SOFTWARE HOUSE:
Gentile Cliente,
il suo problema è frequente tra gli utenti.
Ma il manuale d’istruzioni avvisa ( sull’ultima pagina) che passare da
FIDANZATA X.0 a MOGLIE 1.0 comporta dei rischi:
MOGLIE 1.0 non è più un’applicazione di divertimento come FIDANZATA X.0, ma è un Sistema Operativo Completo fatto per controllare tutte le altre applicazioni. Non è più possibile tornare alla FIDANZATA X.0 perché è stato cancellato definitivamente.
Lo stesso vale per il virus SUOCERA 1.0 che comporta problemi di
compatibilità con tutti i sistemi ( è stato verificato!).
Quindi disinstallarla significa disinstallare MOGLIE 1.0 (che tra l’altro è
nata da SUOCERA 1.0). E’ sempre meglio aspettare che SUOCERA 1.0 si
disinstalli da sola tra qualche anno.
Diversi utenti hanno provato ad installare AMANTE 1.0 ma i rischi sono
enormi: se, per caso, in quel preciso istante si autolancia MOGLIE 1.0 il
sistema andrà in tilt creando i virus: REDDITO_ALIMENTARE_BIMBO e
ROVINA_SICURA.
Se arrivi a questo punto e installi AMANTE 2.0 non provare più a passare a
MOGLIE 2.0 perché i problemi saranno maggiori.
Raccomandiamo CELIBATO 2.0 e tutte le versioni FIDANZATE X.0. Se non
l’avete fatto DOVRETE ESSERE PREPARATI a lanciare in ogni momento SCUSE.EXE combinato con FIORI.EXE.
Le consigliamo di acquistare il pacchetto GIOIELLI con tutte le sue
versioni più costose, il pacchetto VESTITI_NUOVI ma soltanto le ultime
versioni e VACANZE_LUSSUOSE perché aiutano a far funzionare meglio MOGLIE 1.0. Ad ogni intervento di MOGLIE 1.0 lanciare SI_AMORE.EXE e
HAI_RAGIONE_AMORE.EXE.
Fare attenzione ad un eventuale lancio di SEGRETARIA BIONDA_IN_MINIGONNA e NON_RISPONDERE_AL _TELEFONO perché sono incompatibili con MOGLIE 1.0 e possono causare danni irreparabili.
L’applicazione SESSO_SABATO_MATTINA X.0 si lancia soltanto insieme a
DIAMANTI X.0 ogni volta con un’altra versione.
Grazie per aver scelto il nostro prodotto e Le auguriamo buon divertimento.
Dato il periodo, diciamo che la cosa mi ha fatto fare due sane risate e, si sa, ogni tanto ci vuole! ho però avuto la malaugurata idea di inviare il link a mio marito, chiedendogli a che versione fosse! Pensavo, ingenuamente che lo scherzo sarebbe finito lì…invece lui ha pensato bene di aderire all’iniziativa dello sconosciuto scrittore e mi ha risposto con questa mail (per cercare di renderla il più comprensibile possibile, devo prima specificare che:
RISPOSTA DI MIO MARITO:
Io sono passato da quasi tre anni a MOGLIE 2.0 a causa dell’aggiornamento PASIONARIA 1.0…devo dire che problemi con il virus SUOCERA 1.0 non ne ho mai avuti, forse merito dell’applicazione BRAVO GENERO.EXE in esecuzione in background, ormai giunta alla versione 6.8… I problemi si verificano al lancio delle applicazioni del pacchetto SEX 1.1 PROFESSIONAL, che ogni tanto crashano da soli bloccando tutto il sistema. Alcune volte mi è passato in mente di installare il software AMANTE 1.0 unito al firewall ZITTO_QUATTO 9.2, ma ho desistito visto che grazie all’antivirus MUTI 3.0 sono riuscito a far eliminare il virus MORBIDONA.EXE, anche se in background mi rimane comunque attivo il PORTAEREI ROGER 1.1.BAT e il pacchetto SEX di cui sopra ogni tanto si riattiva da solo… mah!!
Oltre a questo ultimamente sto avendo problemi con l’istallazione del programma CASA 2.0 e LAVORO 3.2, che mi portano qualche notte insonne, ma i continui aggiornamenti di ALBERTINO 5.x mi sono di grande aiuto…
Nel prossimo futuro ho intenzione di acquistare e installare:
Casetta di legno 1.0
Fuoristrada 1.0
MACCHINA MODELLANTE PER TE 2.5
Giardino 10.3, unito al backup su mio hard disk dell’applicazione BARCHETTA_SAPRI 2.1
Speriamo bene!!!
Voi capite che , di fronte a tale problematica tecnica, non ho potuto fare altro che cercare dei libretti di istruzioni per la cena di ieri. Purtroppo, il sistema operativo MOGLIE 2:0, presenta un mancato aggiornamento della memoria che ha portato all’erroneo utilizzo del libro “Madeleines” di Guido Tommasi editori (erroneo perchè mio marito odia tutte le madeleines…proprio non gli piacciono) provocando l’attivazione Preparazione Cena.exe con un menu totalmente a base di madeleines: madeleines per antipasto, madeleines per secondo, madeleines per dolce. D’altra parte, se per Albertino c’era stata la vellutata della protesta, per mio marito non si prospettava altro che Menu della Vendetta.bat, che consiste nel lancio di:
Io, che adoro le madeleines, l’ho trovata una cena deliziosa…LUI si accinge a scrivere alla software house per ulteriori problemi di aggiornamento RAM!
Vi lascio le ricette! (tenete presente che non ho a disposizione le vere e proprie forme per le madeleines..ma ingredienti, procedimento e passaggio in frigo per creare lo chock termico e la famosa gobbetta..sono proprio quelli indicati dal libro)
RICETTE:
MADELEINES AI GAMBERETTI ROSA E CURRY
Ingredienti
Procedimento
Sguscuate i gamberetti, tagliateli a pezzetti, poi fateli saltare in una cucchiaiata di oilio con lo spicchio di aglio schiacciato. Aggiungete il curry, mescolato, spegnete e togliete lo spicchio d’aglio. Passate al setaccio la farina e il lievito. Sbattete le uova con il parmigiano, aggiungete la farina e il lievito setacciati, i gamberetti, l’olio rimasto, il sale e il pepe. Mescolate fino a ottenere un composto liscio e omogeneo. LASCIATE RIPOSARE IN FRIGO PER ALMENO UN’ORA (importante per ottenere la gobbetta!). Scaldate il forno a 270°. Riempite gli stampini imburrati e infarinati le madeleines per 4 minuti. abbassate la temperatura a 210° e continuate la cottura per 4/6 minuti finchè risulteranno dorate (i tempi si allungano se usate gli stampi da cupcakes come i miei). Sfornatele e gustatele ancora tiepide.
MADELEINES AI PEPERONI CRUSCHI E MOZZARELLA
Ingredienti
Procedimento
Mettete i peperoni cruschi in acqua tiepida per circa un’ora. Tritateli a pezzettini. tagliate a dadini la mozzarella. Passate al setaccio la farina e il lievito. Sbattete le uova con il parmigiano, aggiungete la farina e il lievito setacciati, i peperoni,,la mozzarella, l’olio, il sale e il pepe. Mescolate fino a ottenere un composto liscio e omogeneo. LASCIATE RIPOSARE IN FRIGO PER ALMENO UN’ORA (importante per ottenere la gobbetta!). Scaldate il forno a 270°. Riempite gli stampini imburrati e infarinati le madeleines per 4 minuti. abbassate la temperatura a 210° e continuate la cottura per 4/6 minuti finchè risulteranno dorate (i tempi si allungano se usate gli stampi da cupcakes come i miei). Sfornatele e gustatele ancora tiepide.
MADELEINES AL CIOCCOLATO CON CUORE PRALINATO
Ingredienti
Procedimento
Passate al setaccio la farina e il lievito insieme. Fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria. Sbattete le uova con la vaniglia e lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso. Incorporate la farina e il lievito setacciati, il cioccolato fuso e infine il burro. Mescolate fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. LASCIATE RIPOSARE IN FRIGO PER ALMENO UN’ORA (importante per ottenere la gobbetta!). Scaldate il forno a 270°. Riempite gli stampini imburrati e infarinati le madeleines per 4 minuti. abbassate la temperatura a 210° e continuate la cottura per 4/6 minuti finchè risulteranno dorate (i tempi si allungano se usate gli stampi da cupcakes come i miei).
Questo menu delle madeleines partecipa al contest
“Uffa mamma!”. Ecco qui. Lo sapevo, in qualche modo doveva essere colpa mia.
Mimì ed io stavamo tornando a casa, dopo la solita intensa giornata di lavoro per me e scuola per lui. Eravamo in macchina ad ascoltare la radio ed ero sovrappensiero…quando il suo “atto di accusa” mi riportò al presente. Non avevo idea di cosa fosse successe ad Albertino ma, dal suo tono, era sicuramente colpa mia. “Io volevo un fratellino maschio, tu invece mi hai fatto un fratellino femmina!”. Sì, indubbiamente ero chiamata in causa e dovevo avere anche una grande responsabilità dato che ci aveva pensato per ben 2 anni e mezzo di vita di Cocò per giungere a questa conclusione. “Amore, e mica potevo scegliere. E’ capitata una femmina..e poi scusa, tu mi hai chiesto tante volte un fratellino” “Sì ma un maschio, non una femmina“. In effetti dal suo punto di vista, filava tutto. “Va bene ma ora che facciamo? “. “La buttiamo e me ne fai un altro” “Come la buttiamo, ma che dici? E poi, se viene un’altra femmina?” “Buttiamo pure quella”La faccenda era grave! “Scusa ma che ti ha fatto di male?”Doveva darmi delle motivazioni valide.”Mi disturba mentre guardo la televisione, mentre gioco a videogiochi, vuole i miei giocattoli…..Io voglio due figli maschi. Le femmine mi danno il nervoso. Lei mi fa andare in bestia”. Albertino era lì, che si lamentava della ingombrante presenza della sorellina nella sua vita e io giunsi a una conclusione tremenda: seduto accanto a me, non c’era più il mio bambino. Albertino era di diritto passato dalla parte dei MASCHI. Come era potuto accadere? Quando era successo? Intendiamoci, non che la Pasionaria sia uno stinco di Santo: è molto dispettosa ed effettivamente litiga spesso col fratellino…ma questo capita a tutti i fratelli! E poi lei adora Mimì sotto tutti i punti di vista e, bisogna rendergliene atto, si è sempre dimostrata una vera femmina fin da piccola: nessuna sorpresa! Albertino invece mi stava tirando un colpo basso! Fino a 10 minuti prima lo consideravo il mio piccolo, dolce e birbante cucciolo..mentre ora stava lì a parlar male dell’universo femminile! Avrei forse dovuto accorgermi delle avvisaglie? Che so, dare più peso a schermaglie del tipo “giochiamo che io sono in piscina e ti affogo”?
Volete la prova inconfutabile che Albertino sia ora uno dei maschi della famiglia? Ebbene, provate a dargli una zuppa, minestra vellutata etc e guardate la sua faccia. A casa mia, una vellutata viene sempre guardata da mio marito come se fosse l’ultimo piatto sulla faccia della terra…per mio fratello invece nemmeno quello! Mio padre le ama molto ma credo sia merito della saggezza raggiunta (il che non mi consola affatto). Io per protesta e solidarietà femminile con Cocò, ho deciso di cucinare una vellutata e di presentarla pure in modo vezzoso: la vellutata di zucca, porro e arancio in una tazzina di porcellana bianchissima della Frantz collection! Ebbene, Albertino la vede, io provo a fargliela assaggiare e lui mi dice “No mamma, grazie” e fa una faccia un pò schifata, mentre si butta con entusiasmo su un piatto di penne, guanciale e pecorino, già ampiamente attaccato dal padre…tradimento! Venga fuori il colpevole, colui che è responsabile dell’entrata di Albertino nel partito del “so maschio e me ne vanto”
Siccome però questa vellutata, femminile o meno, è buona davvero, vi lascio la ricetta (presa da un vecchio numero di Sale&Pepe), sperando che sia apprezzata anche dalla parte maschile dell’universo!
RICETTA:VELLUTATA DI ZUCCA E PORRI ALL’ARANCIA CON LE NOCI English version
Ingredienti
Procedimento
Private il porro delle foglie verdi più dure, lavatelo e asciugatelo; prelevate un tronchetto di 10 cm circa della parte bianca e tagliatelo a julienne, il resto del porro invece, riducetelo a fettine. Controllate che la zucca sia priva di filamenti e semi, quindi tagliatela a tocchetti; lavate e asciugate l’arancia e prelevate la metà della scorza, tralasciando la parte bianca amarognola. Scaldate l’olio evo in una casseruola, unite il porro a fettine, la salvia spezzata, la scorza d’arancia e la zucca e lasciate rosolare il tutto per 2-3 minuti, mescolando spesso. Spolverizzate con la farina, unite a filo il latte, mescolando continuamente per evitare la formazione di grumi, quindi salate e cuocete la zuppa coperta, a fiamma bassa, per circa 30 minuti. Friggete la julienne di porro per mezzo minuto, scolatela e asciugatela su carta assorbente. Eliminate la scorza d’arancio dalla zuppa, frullate quest’ultima nel mixer fino a ottenere una crema omogenea, regolata di sale e suddividete la vellutata in 4 piccole zucche ornamentali (se le avete!) o in piatti(o tazzine!). Completate con gherigli di noci spezzettati e con ciuffetti di porro fritto. Portate subito in tavola. Se vi piace (io l’ho fatto) potete cospargere la vellutata con un pizzico di scorzetta di arancia grattugiata e accompagnarla con crostini.
Questa ricetta partecipa all’appuntamento mensile di Ornella e alla raccolta di Cinzia:
Lo ammetto: io sono il classico tipo facilmente convincibile dalle brave commesse. E’ meglio che a fare shopping non ci vada e voi capite l’assurdità di questa affermazione considerando che vivo in una città come Roma! Poco tempo fa, in pieni saldi, decido di fare una passeggiata in un posto da me molto distante e, in cui quindi non vado (andavo) mai: la Rinascente. Si dà il caso che la Rinascente sia uno dei posti più pericolosi mai inventato dal mondo fashion e io, purtroppo, non me lo ricordavo. Ingenuamente sono entrata nel reparto profumeria: tutte signore e ragazze splendide, tailleur nero, trucco perfetto, capelli in ordine..bellissime insomma. Sembrava la hall di un grand hotel. Ho commesso l’ingenuità di avvicinarmi ad un espositore con dei profumi bellissimi…..e lì una signora molto carina mi dice: “Buongiorno. Oggi abbiamo una nostra truccatrice a disposizione, vuole una consulenza assolutamente gratuita?” E che potevo dire?? truccata e coccolata da mani esperte, considerando che la mia sezione trucco giornaliera si esaurisce in 5 minuti alle 6 del mattino, fra il lattuscio di Cocò e la ricerca dei vestiti per Mimì..beh, insomma, me lo meritavo un momento mio, no? La gentile signorina si avvicina, mi guarda e sentenzia: “lei ha una bella pelle..però..”.Pendevo dalle sue labbra.” ecco, in questi punti è ispessita”. Panico. Ispessita? Come ispessita? Che vuol dire? E da quando ho questa cosa? Con l’apprensione tipica del malato che cerca conferma ad una diagnosi, chiedo “Si può fare qualcosa?” “certo!”. Sospiro di sollievo: c’era la cura! Poi mi fa la fatidica domanda:” Lei, che prodotti usa? Per esempio, il tonico?” Sentendomi come il malato tipico che cerca di ricordare tutti i sintomi per facilitare il dottore, le rispondo, pentendomi subito per averle appena confessato che l’unico tonico presente a casa fosse il tonico al rosmarino (sì, ho detto proprio rosmarino) e ricevendo in cambio un sopracciglio inarcato e uno sguardo fra il compassionevole e il disgustato. La cura proposta era in un vasetto nero, lucidssimo, design da urlo, che im men che non si dica avrebbe riportato la mia pelle a essere sottile e morbida. Voi capite che questa crema è entrata di diritto nella mia lista della spesa subito dopo il pane e il latte. Peccato che costi la misera cifra di 150 euro. D’altra parte, mi è stato assicurato che con 50 ml ci faccio almeno due mesi..forse anche 3. La crema è, mio malgrado, rimasta lì anche se la gentile truccatrice mi ha regalto alcuni campioni che fanno bella mostra di sè nel mio bagno e che sto usando con parsimonia. Indubbiamente la mia pelle è molto meno ispessita (almeno credo) mentre nella lista della spesa la crema sta recuperando posizioni anche rispetto al pane e al latte…. L’unico consiglio che ho ricevuto, attuabile senza dilapidare il patrimonio, è stato quello di consumare molte arance. Per evitare quindi l’ispessimento della pelle, mi sono sacrificata e ho pensato di provare una ricetta di paul.a.young con cioccolato e arance (sì, va bene, non è una semplice spremuta ma vi assicuro che merita..e il senso di colpa apportato dal numero di calorie per porzione può essere cancellato dalla consapevolezza che il vostro viso risplenderà).
RICETTA: TORTELLINI DI CIOCCOLATO E NOCCIOLE IN SALSA DI ARANCE ROSSE E PINOLI English version
Ingredienti:
Per la pasta:
Per il ripieno
Per la salsa di arance rosse
Per la decorazione
Procedimento
Per la sfoglia, lavorate tutti gli ingredienti con 2 cucchiai di acqua fredda fino ad ottenere una pasta morbida ma consistente. Avvolgetela in un foglio di pellicola per alimenti e fatela riposare in frigorifero per 30 minuti. Stendete la pasta in sfoglie sottili (l’ho fatto con l’imperia) e con un taglia pasta di 10 cm di diamtero ricavatene dei cerchi (conservateli in frigo fino al momento di riempirli (io ho steso la pasta e ricavato i cerchi subito prima di riempirla).
Per il ripieno, lavorate il burro con lo zucchero, aggiungete il resto degli ingredienti e mescolate bene. Per la farcitura dei dischi, bagnate i bordi con il tuorlo, ponete un cuchiaino di ripieno al centro, quindi ripiegateli a mezzaluna e pizzicatene i bordi. Congiungete le estremità per formare dei tortellini e conservateli in frigo fino al momento dell’uso
Per la salsa, grattugiate la scorza delle arance, poi sbucciatele, dividetele a spicchi e spellateli al vivo raccogliendo il succo. Preparate uno sciroppo portando a eboliizione 50 ml di acqua e lo zucchero. Unite il succo e la scorza e fate bollire per 2 minuti. versate amche la panna e lasciate cuocere per un altro minuto. Togliete dal fuoco e aggiungete gli spicchi.
fate cuocere i tortellini per 3 minuti in abbondante acqua bollente, scolandoli quando galleggiano in superficie. Suddividete i tortellini nei piatti, conditeli con la salsa di arance e cospargeteli con i pinoli tostati e le foglie di basilico sminuzzate (io non li avevo..)
Con questa ricetta partecipo al contest delle “broccole”:
e anche
Prima o poi succede: arriva il momento in cui guardi tuo figlio affrontare una prova più grossa di lui, magari dolorosa o rischiosa e tu sei lì, impotente e non puoi far nulla. Vorresti proteggerlo ma sai che certi tipi di prove si affrontano da soli e sai anche che quello è il passaggio che segna il passaggio dal mondo dai bambini al mondo adulto e dopo nulla sarà più lo stesso.
La terribile prova a cui mi riferisco è ben conosciuta da tutti i genitori di figli con età compresa fra 1 e 3 anni: l’invito alla festa di compleanno di un amichetto con relativa entrata nello spazio dei GONFIABILI. I gonfiabili stanno ai bimbi piccoli come la prova di iniziazione sta all’entrata in una setta segreta. La Pasionaria-cocò ha affrontato la sua personale iniziazione un paio di Domeniche fa.
Eravamo da sole, dato che Albertino-mimì era a casa, insieme al papà, ancora convalescente dopo una brutta influenza. Siamo arrivate alla festa e ho visto questo enorme cubo, fatto di palline, cuscini, scivoli, scale e altalene, tutto rigorosamente vietato agli adulti e quindi estremamente pericoloso. Da subito, Cocò ha mostrato un caraggio da leoni: si è seduta per terra, si è tolta le scarpe senza neanche slacciarle e si è lanciata, sorridente, all’interno del grosso cubo. Mi ha lasciata così, a guardarla attraverso una rete, senza la minima possibilità di intervento. La battaglia era appena cominciata e lei non ne era minimamente consapevole. Si dà il caso che carnevale fosse iniziato da qualche giorno, quindi all’interno del cubo si aggiravano pericolosi Ninja, Ben Ten, mostri strani la cui età variava fra i 7 e i 9 anni. Troppo. Troppo forti, troppo spavaldi e troppo felici di vendicarsi dei torti subiti gli anni precedenti. Eccola lì La Pasionaria, tuffarsi nella vasca delle palline e venire travolta da una Ballerina e da un Cow Boy. Avevo paura affogasse..ma no, lei era forte ed era venuta a galla ridendo. Fra uno spintone e una botta, fra un urlo e una risata, quella piccolina (che mi sembrava molto più gracile del solito: era rimpicciolita?) si stava comportando egregiamente. Io, da canto mio, sfoggiavo un bel sorriso tirato e qaundo passava vicino alla mia parte di rete le chiedevo se volesse da bere (un pò come quelli che offrono l’acqua ai ciclisti durante le gare…).
Ma poi…. l’ho visto e le mie paure si sono concretizzate: è entrato nel gonfiabile uno JEDI rinnegato: 10 anni, lungo mantello e una maschera sul viso che nascondeva, lo so, lo sguardo tipico della peste bubbonica! Non ce l’ho fatta. La Pasionaria si è messa proprio ai piedi dello scivolo. Non faccio in tempo a dirle di spostarsi che lo Jedi si butta giù a piedi uniti e… buuum! Volo della pasionaria in mezzo alle palline. Lui ride, l’infingardo, lei fa il broncio, accenna a piangere ma poi no, non cede: si rialza e va all’altalena. Che orgoglio, una Giovanna d’Arco in miniatura. Ma la battaglia non è finita: Jedi è lì, che iniza a correre spargendo a terra bimbetti di 2 anni e puntando dritto alla fune accanto all’altalena.Si appende e comincia a oscillare, colpendo Cocò ripetutamente. L’ho guardato malissimo ma lui nulla: colpiva la Pasionaria alla sua sinistra, un bimbo alla sua destra e due gemellini al centro al grido di “caricaaaaa”. Fortunatamente si era fatto tardi e ho potuto intimare alla Pasionaria di uscire da lì. L’ha fatto senza troppe storie, con dignità, chiedendomi un pezzo di pizza bianca che le ho concesso volentieri: il giusto premio per la guerra affrontata. La vita a 2 anni è dura e difficile ma, a volte, anche giusta. L’ultima immagine che ho del cubo malefico è l’entrata in scena di un Inferno (alieno di Ben Ten) alto, grosso e robusto che guardando lo Jedi ha detto :” Guarda chi c’èèèèè…mo te sistemo io!!”
Dio salvi gli alieni!
In tutto questo trambusto ho avuto modo di assaggiare alcune cose del rinfresco, che saranno anche state comprate dal miglior catering della zona ma che mi hanno lasciata molto perplessa. C’era una sedicente torta al limone che mi ha “regalato” la voglia di farmene una da sola e così ho preso al volo l’occasione per provare uan torta di Viola, in particolare la Torta di Limone alla Fugger. L’ho trovata molto buona e particolare, sicuramente diversa dalle torte al limone che ho mangiato finora. E’ equilibrato l’accostamento della pasta (senza zucchero) con quello del ripieno, dolce ma bilanciato dall’aspro del limone! Unico avvertimento: Viola non mi aveva detto di non assaggiare il ripieno prima di metterlo all’interno della torta. Beh…l’ho fatto e posso dire che dà dipendenza! Evitate, se volete far arrivare il ripieno tutto intero all’interno della torta! Riporto di seguito la sua ricetta!
RICETTA: TORTA DI LIMONE ALLA FUGGER English Version
Ingredienti
per la pasta
per il ripieno
per la copertura
Procedimento
Con la farina fare la fontana. Aggiungere l’uovo e il tuorlo al centro. Distribuire il burro freddo a pezzetti e aggiungere una presa di sale abbondante.
Lavorare gli ingredienti velocemente. Fare la palla, avvolgerla nella pellicola e metterla in frigo per 15 minuti.
Per il ripieno, mescolare le mandorle macinate con lo zucchero in una terrina, la buccia grattugiata del limone e il succo di due.
Con metà abbondante della pasta tirare una sfoglia sottile, un pò più grande di una tortiera sganciabile di circa 22 cm di diametro. Foderare la tortiera precedentemente imburrata e infarinata. Bucherellare la pasta con i rebbi di una forchetta. Versare sopra la pasta il ripieno di mandorle e limone. Stendere la pasta rimanente in un’altra sfoglia rotonda, grande come la tortiera e adagiarla sul ripieno. Ora ripiegate la pasta sottostante cercando di sigillare bene i due strati formando tutto intorno un cordoncino. Bucherellare anche questa sfoglia. Spennellare con il latte la superficie e distribuire le mandorle a bastoncini premendole un pò per farle aderire.
Cuocere la torta a 180° per circa 40 minuti. Sfornare e lasciarla raffreddare un pò . Poi toglierla dallo stampo e metterla a raffreddare su una gratella. Quando è fredda metterla su un piatto da portata e servire. Lo zucchero a velo è facoltativo (io l’ho messo).
Per la perfetta riuscita di questa torta bisogna osservare alcune regole:
1) Le mandorle per il ripieno non devono essere assolutamente ridotte in polvere ma devono rimanere una granella piccola, sennò il ripieno si compatta troppo e perde la sua morbidezza
2) Bisogna sigillare molto bene i due strati di pasta, pena la fuoriuscita del ripieno
3) Le mandorle della copertura devono essere assolutamente a bastoncini per esaltarne la croccantezza
In un momento così particolare per me, ricco di preoccupazioni ma anche di speranza ( a proposito, grazie ancora per la vostra partecipazione e per il vostro sostegno per la raccolta) mi è stato naturale pensare ad un dolce fatto “col cuore”…nel vero senso della parola! :)
Tempo fa ho letto questo bellissimo post di Lydia. Mentre scorrevo le immagini e mi immaginavo scorrazzare per quella pasticceria facendo danni che neanche l’invasione dei Lanzichenecchi, ecco che vedo loro: i bignè perfettamente cubici! Voi capite che, per una che ama dolci dalle forme inconsuete, quella foto era un’istigazione a delinquere, non solo per la bellezza ma, soprattutto, per la tecnica di cottura! Mi sono chiesta per giorni, e per notti, come poteva aver fatto Conticini a fare dei bignè con una forma precisa e così ho deciso di provare a realizzare qualcosa di simile con i normali mezzi casalinghi (anche un pò scarsini, diciamo la verità..nonostante mio marito mi guardi insofferente ogni volta che torno a casa con un nuovo “ferro del mestiere”). Sicuramente Conticini avrà degli stampi con quella forma e con un “tappo” adeguato, ma io una cosa del genere me la sogno..come fare? pensa e ripensa sono a giunta a questa “tecnica altamente specializzata”, con cui ho sfornato un Paris brest” a forma di cuore. L’unico cruccio è che io sono dotata solo di stampini di alluminio bassi e quindi l’altezza del mio prodotto è sicuramente inadeguata! Inutile dire che la prossima missione sarà trovare uno stampino-coppa-pasta-formina etc etc..con un’altezza decente e, prima di portarlo dentro casa, mi accerterò di nasconderlo ad occhi indiscreti ;) Veniamo a noi: mi sono detta che mi serviva uno stampo (va beh..banale, ho un cuore di allumio di forma media per fare i biscotti e quindi ho usato quello), poi mi serviva un tappo e lì ho pensato di cuocere in modo da costringere il bignè a crescere come volevo io e non liberamente!
Ho preso una teglia, l’ho coperta di carta da forno, ho imburrato lo stampino (anche se ritengo la cosa un pò inutile ma non volevo rischiare!), ho messo l’impasto del Paris Brest, ho coperto con altra carta da forno e appoggiato sopra una teglia, abbstanza pesante, col doppio fondo. Ho messo a cuocere il cuore e dato che c’ero, altre 3 forme: un fiore, una stella e una stella cometa (riconosco che Natale è un pò lontano…ma la stella cometa è fantastica!). Ebbene, ho scoperto una nuova forma di energia alternativa: dopo 10 minuti, passo per curiosità a guardare e vedo che l’impasto strabordava e stava riuscendo a spostare verso l’alto tutta la teglia! Economica e non inquinante, la bignè-energia era in grado di agire da stantuffo! Peccato che non sia rinnovabile (ce li siamo mangiati tutti!). Mi sono precipitata a mettere sopra la teglia una pentolona col triplo fondo e a quel punto i 4 bignè si sono riportati sulla retta via e si sono cotti secondo le mie indicazioni! Bravi ragazzi!
Per quanto riguarda l’impasto ho provato la ricetta di Tuki e ho deciso di servirli accanto a della semplice panna montata con delle scaglie di cioccolato fondente e un bel filo di caramello salato. Premetto che, con questa ricetta partecipo al contest di ElyFla hart-to-hart e mi sembra giusto battezzarli con il nome del contest!
RICETTA: PARIS BREST HART-TO-HART
Ingredienti
Per i Paris Brest
Procedimento
In una casseruola portare a bollore l’acqua, il sale e il burro; togliere dal fuoco e unirvi la farina setacciata, amalgamare bene il tutto e rimettere sul fuoco continuando a mescolare, in questo modo l’impasto si asciugherà. Quando l’impasto sfrigola e si stacca dalle pareti, formando una palla, togliere dal fuoco e lasciar raffreddare completamente. Versare l’impasto in un robot ed unirvi le uova, una alla volta, impastare in modo da ottenere un impasto liscio. Trasferire l’impasto in un sac à poche e formare i bignet come precedentemente descritto. Preriscaldare il forno a 180°C (statico) e infornare per 20 minuti, alzare la temperatura a 200°C e cuocere ancora per circa 10–15 minuti, sono pronti quando l’impasto risulta asciutto e dorato.
Ingredienti
Per il caramello salato (leggetevi questa interessante discussione)
Procedimento
Mettere 3 cucchiai di acqua e lo zucchero in una padella fino ad ottenere un caramello rosso brunito. Togliere dal fuoco
Nel frattempo scaldare la panna. Aggiungerla poco per volta al caramello mescolando. Aggiungere il sale e mescolare ancora fino a quando si stabilizza.
Appoggiare il Paris Brest sul piatto da portata, spolverizzarlo di zucchero a velo e cacao amaro, mettere una cucchiata di panna montata mescolata a scaglie di cioccolata e versare a filo il caramello salato! Mi sembra un dolce molto carino per San valentino! Con un’altezza maggiore, avrei riempito direttamente il Paris Brest all’interno e versato il caramello fuori!
Penso che la par condicio sia uno dei principi più importanti da rispettare: chi sono io per parlare solo di una parte del parentado, la parte paterna?? E’ chiaro che la parte materna, potrebbe e a ragione, risentirsi. Specialmente se uno ha la fortuna di avere tutta la famiglia da parte di mammà di origini rigorosamente pugliesi, anzi di più, residente in quel meraviglioso triangolo delle Bermuda italiano costituito da Martina Franca-Ostuni-Ceglie Messapica (Triangolo delle Bermuda perchè il turista che va lì la prima volta, spesso e volentieri non torna più: decide di comprarsi un trullo e rimanere nella Valle d’Itria)!
La vita a volte è dura. Mia nonna, Nonna Rosa, è attaccatissima alla sua terra e alla sue tradizioni, in special modo quando si tratta di gastronomia. Avete presente cosa voglia dire mangiare tutte le domeniche della propria infanzia e giovinezza orecchiette, maccheroncini, purè di fave, peddica, pane di patate, cacio ricotta, etc etc..? Lo so, è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo :)!
Mia nonna è veramente un personaggio fuori dal comune: è la memoria storica della famiglia, ma anche la memoria di un mondo lontano che, grazie ai suoi racconti, sembra sempre vicinissimo. Fortunatamente, lei racconta spesso le cose che accadevano 70 anni fa! Mi racconta dei trulli, del suo amato padre e della sua mamma (presa fra un anno di gravidanza e uno di allattamento!), dei suoi 10 fratelli e sorelle, delle cose accadute durante il fascismo, delle piccole disavventure quotidiane che, con 10 piccoli scatenati che scorrazzavano in una masseria, erano all’ordine del giorno e lei, essendo la sorella maggiore, era quella che si occupava dell’organizzazione di tutto e della soluzione dei problemi. Dai suoi racconti viene sempre fuori un amore per la terra e per gli animali che a volte, faccio quasi fatica a comprendere, per quanto è intenso. Sono passati 70 anni ma ancora descrive quella bella gallina padovana che girovagava nel pollaio, alta e imponente e che faceva tante uova. Un giorno, un fratello e una sorella più piccola di mia nonna, avevano deciso che volevano vedere la gallina fare le uova. Mia nonna però, aveva detto loro che avrebbero dovuto aspettare il giorno seguente, perchè le aveva già fatte e non se ne prevedevano più. Sapete com’è, la voglia di sperimentazione scientifica dei miei futuri zii era tale, che decisero di “forzare” un pò quella povera gallina. Il lavoro non deve essere stato per niente semplice, dato che una teneva la gallina e l’altro aveva deciso di andarsi a prendere direttamente nel” luogo di origine” il famoso ovetto fresco. La via fisica per arrivare all’uovo che percorse mio zio e lo scempio che fecero di quel povero animale, ve lo lascio immaginare. Mia nonna ha ancora gli occhi lucidi quando lo racconta… parla ancora di quella gallina con affetto. Affetto per niente condiviso, credo, dai suoi ultimi padroncini, dato che della punizione per aver fatto un danno all’animale, all’amministrazione familiare e non ultimo, per aver disobbedito si occupò personalmente la sorella maggiore in carica ( e con certezza posso dire che la gallina ricevette giustizia).
La bella iniziativa di Ornella, “i pasticciotti ammodovostro“, mi ha dato modo di ripensare a tutte queste cose..e non potevo esimermi dal cucinare un bocconotto ( Ornella parla più dei pasticciotti leccesi ma poi vira anche sui bocconotti martinesi e siccome io sono spudoratmante di parte, faccio il bocconotto martinese ammodomio, che poi è parente strettissimo del pasticciotto leccese!).
RICETTA: BOCCONOTTO MARTINESE English version
Ingredienti
Per la frolla:
Per la crema pasticcera (ho modificato di poco la ricetta indicata da Ornella di Paola D’Onofrio)
Per il ripieno e per decorare
Procedimento
Impastare nella planetaria lo strutto e lo zucchero, aggiungere le uova, l’acqua e le farine miscelate con l’ammoniaca (si può fare tranquillamente anche a mano). Formare una palla e mettere a riposare in frigo per almeno due ore. Intanto, preparare la crema: sbattere i turoli con lo zucchero, aggiungere la vaniglia, il pizzico di sale, l’amido e il latte e la panna riscaldati quasi a bollore. Cuocere a fiamma lenta finchè non si rapprende. Formare i pasticciotti. La forma classica sarebbe ovale ma io avevo solo lo stampo rotondo. Imburrare gli stampini (serve a rendere croccante la base della frolla), stendere la frolla, con un coppasta circolare tagliare dei cerchi, sistemarli negli stampi e bucherellare il fondo. Riscaldare il cucchiaio di marmellata al microonde e passarne un velo sul fondo del pasticciotto con un pennello (serve sia ad impermeabilizzare il fondo che a ricordareil gusto dell’amarena). Mettere un bel cucchiaio di crema pasticcera, sistemare un’amarena al centro e coprire con un dischetto di frolla la sommità del pasticciotto. Spennellare con il bianco d’uovo e mettere a cuocere in forno caldo a 180° per 25 minuti.
Un suggerimento molto importante di Ornella, è quello di far freddare i bocconotti a testa in giù, una volta sformati (così si evita la formazione di cavità all’interno del dolcetto). Questo suggerimento lo adopererò anche in altre tartellette ripiene (vedi quelle salate con la ricotta, quelle con le mele, etc..).