Ode al Pane

Apr 20th

Ode al pane  di Pablo Neruda

Del mare e della terra faremo pane,
coltiveremo a grano la terra e i pianeti,
il pane di ogni bocca,
di ogni uomo,
ogni giorno
arriverà perché andammo a seminarlo
e a produrlo non per un uomo
ma per tutti,
il pane, il pane
per tutti i popoli
e con esso ciò che ha
forma e sapore di pane
divideremo:
la terra,
la bellezza,
l’amore,
tutto questo ha sapore di pane.

Strano a cosa mi ha fatto pensare questo bellissimo contest, Bread Hunter (da cui mi aspetto di imparare molto)…ad una poesia.  A Pablo Neruda che parla del pane. Di questa Ode al pane mi son sempre rimaste impresse due cose: la prima e l’ultima frase. Cominciamo dall’ultima.  Neruda da’, a mio parere , la descrizione perfetta di quello che il pane rappresenta: terra, bellezza e amore. Altre parole, mille libri, sapienti tecniche non potrebbero descriverlo in maniera migliore. Basta guardare una fumante pagnotta appena sfornata e le parole che vengono in mente sono terra, da cui viene il grano, bellezza, intrinseca nella forma del pane, amore, quello che ci vuole per farlo e farlo bene.

E poi la prima frase: del mare e della terra faremo pane. L’universalità del pane è la cosa che sorprende e rassicura allo stesso tempo. E poi per me non potrebbe esserci incipit più bello che dire “del mare” faremo pane, perché amo troppo il mare per non capire quella frase. E un pane fatto dal mare ce l’ho, il pane del pescatore, fatto in un forno del mio paese di Origine, Sapri, ultimo paese della Campania e perla del Cilento. Il forno appartiene a dei miei cari parenti e quando posso vado a sbirciare, perché il laboratorio di un forno è uno dei posti più meravigliosi che esistano. Sembra di veder nascere la vita.

Questo pane tipico nasce dal mare, come dice Neruda, perchè i pescatori, nelle lunghe giornate passate in barca non potendo cucinare, mettevano le alici a cuocere  sulla marmitta della barca sopra un foglio di stagnola, e poi le mangiavano con pane di grano duro! Da questa abitudine nel forno Zicca hanno creato “u pane ri pescatori”, fatto con farina di grano duro, acqua, sale, lievito naturale, alici sotto sale, olive verdi e nere e capperi (io ho trovato anche un po’ di peperoncino!). I tempi di lievitazione variano secondo stagione. D’inverno è di 4 ore. E’ un pane “resistente”, che dura per molti giorni e saporito. E non c’è cosa migliore che mangiarlo così, come viene, seduti sulla spiaggia a guardare quel mare da cui è nato.

Mando con piacere  “u pane ri pescatori” alla banda di Gastronomia mediterranea e al loro contest Bread Hunters:

About the Author,

Maria Grazia Viscito, alias Caris, 39 anni, ingegnere, di Roma, con una grande passione per il cibo e la fotografia, cucina "per legittima difesa"