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    • I topinambur e torture di oggi

      Feb 16th

      Topinambur, questo sconosciuto. Confesso: non l’avevo mai mangiato prima, questo tubero che sa di carciofo, mentre  tutto il mondo ne decantava le meraviglie. Non è che avessi deciso di utilizzarlo a tutti i costi è solo che, volendo provare lo strudel salato per l’MTC di questo mese (dopo quello dolce) e non avendo grandissime idee, avevo deciso di andare dalla mai fruttivendola (aka spacciatrice) di fiducia e di lasciarmi ispirare da quello che avrei trovato.

    • Uno strudel da costiera per l’MTC

      Feb 10th

      E dire che lo strudel lo aspettavo.

      Mi piaceva proprio l’idea. Sarà che mi ricorda una passeggiata fatta ai tempi dell’adolescenza (più o meno nel giurassico) con tutta la famiglia a Brunico, o anche una discesa sulle piste con neve fresca e fermata  al rifugio verso i 20 anni (siamo verso la fondazione di Roma) o semplicemente il dessert preso anni fa nell’ennesimo viaggio di lavoro in Germania (alle idi di Marzo, insomma) ma lo strudel proprio lo amo.

    • I rustici (ai piselli e al tonno)

      Gen 20th

      Roba seria, i rustici.

      Vassoi e vassoi inseriti in ogni buffet, in ogni festa che si rispetti. Difficile non trovarne. Difficile anche trovarne buoni. Quando lo sono, delizia al palato. Il più delle volte, purtroppo, la pasta sfoglia è secca, vecchia, fatta con non si sa ben cosa (anche se lo sospetto) e con un ripieno con cui dopo, durante la digestione, avremo  a che fare per parecchio tempo.

    • Ci portiamo avanti col lavoro: le lasagne di Carnevale!

      Gen 4th

      Un teatro pieno di gente, in rigoroso silenzio, non tanto o non solo per la capacità e bravura degli attori ma per il profumo ricco e avvolgente che proveniva dal palco. Quel profumo veniva intenzionalmente fatto volgere verso il pubblico, come esigeva Eduardo de Filippo, per far comprendere quell’unione che solo il ragù napoletano riusciva a creare nelle cucine delle famiglie napoletane.

    • Le sfogliatelle frolle

      Apr 22nd

      Loro, le ricce, son le mie preferite. Soprattutto calde, col guscio croccante e quel ripieno morbido e ricco mangiato tante volte in mezzo alla strada perché non potevo aspettare di arrivare a casa. Le frolle non le vedevo nemmeno se c’era una riccia una giro. Le ho scoperte dopo, con gli anni (ehhh..la vecchiaia porta saggezza, almeno limitato a questo  caso).

    • I panzerotti catanesi (e la mia personale rivincita)

      Apr 2nd

      Ogni tanto i miei hanno il potere di smontare tutti i miei entusiasmi culinari.

      Avevo tutto il tempo, tutta la voglia e (quasi) tutti gli ingredienti per preparare ciò che avevo in mente per Pasqua (che come al solito avrei trascorso all’amatissimo paesello paterno, Sapri-ultimo paese della Campania-ndr) quando mio padre, in piena telefonata di prima mattina, quella fatta per sapere come stesse Albertino (sceso precedentemente con loro), mi apostrofa con un “non fare dolci, non fare niente, che qui non possiamo mangiare tanto e basta”. Nessuna possibilità di appello.

    • Il timballo Pitagorico di Vincenzo Corrado

      Mar 5th

      I monsù, la loro storia, le loro ricette sono una parte della gastronomia che mi affascina da sempre. Non posso scordare la scena dell’entrata del timballo di fronte agli ospiti di Don Fabrizio, dal libro “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa

      “L’oro brunito dell’involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.”

    • Le cassatelle di ricotta ragusane

      Gen 7th

      Avevo già adocchiato questi dolci fatti da Rossella su Gennarino tempo fa e finora non avevo avuto modo di provarli. Il giorno prima della Befana, invece, mi si sono messa di impegno: dovevo fare un dolce e volevo provare proprio quello. Dopo tutta la Francia presente nelle ultime sperimentazioni (vedi croissant, macaron e Creme Brulée) volevo un dolce tradizionale, neanche tanto conosciuto, di quelli di cui ti vai a ricercare le origine e sapori sconosciuti …un po’ come per le Pastuccelle o per la Cassatelle di Agira (che tra l’altro, guarda caso, sono sempre della stessa autrice !!!) .

      Per me il bello della cucina è proprio questo: passare da un dolce complesso  nella preparazione e nel sapore ad un dolce prettamente di casa. Da mangiare seduti attorno ad un tavolo con il bicchiere di vino da finire, mentre si spilucca frutta secca o cioccolatini messi in un piatto, senza troppi convenevoli.

      Le cassate di ricotta ragusane mi davano proprio questa idea..e poi, lo confesso, non erano affatto scevre dal “trucco” del pasticcere: la coroncina di pasta necessaria a tenere in piedi l’architettura era un piccolo capolavoro inventato dalle nonne che volevo verificare. E funziona, posso dirlo!!!!

      Devo però fare ammenda: ho fatto metà impasto, per provare..e alla fine mi sono ritrovata senza un grammo di pasta in più, per fare le crocette che tanto mi piacevano! Quindi le mie cascatelle sono orfane di decorazione!! Motivo in piì per rifarle con la dose indicata! AH…quanto è bello, ogni tanto, fare un bell’impasto con lo strutto…lo posso dire?????

      Una nota: l’impasto è una cosa viva che dipende da tanti fattori, dalla farina usata, dalla qualità, dall’umidità, dalla temperatura etc etc. Nel mio c’è stato bisogno di un po’ di vino bianco in più e di un paio di cucchiai di acqua gelata!

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      Le cassatelle di ricotta ragusane

      Prep Time: 20 minutes

      Cook Time: 25 minutes

      Total Time: 42 minutes

      Le cassatelle di ricotta ragusane

      Ingredienti

      • Per la pasta
      • 500 g di farina di semola
      • 150 g di strutto
      • 2 uova
      • 3 cucchiai di zucchero
      • sale q.b.
      • ½ bustina di lievito per dolci (io la punta di un cucchiaino)
      • vino bianco fino ad assorbimento, 30gr circa
      • Per il ripieno
      • 700 g di ricotta asciutta(a Ragusa utilizzano ricotta di vaccina)
      • 200 g di zucchero
      • gocciole di cioccolato
      • cannella

      Procedimento

      1. Lavorare la pasta fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico,lasciare riposare il panetto avvolto in un canovaccio di cotone.
      2. Stirare la pasta formando dei cerchi di 15 cm. Ritagliare dalla pasta delle strisce sottili formando un cordoncino che appoggeremo all’interno del cerchio,questo servirà a dare sostegno al cestino,man mano chiudiamo pizzicando la pasta a intervalli formando i canestrini,punzecchiamo la pasta alla base, come facciamo con la frolla,riempiamo il canestrino con la ricotta già lavorata, su di essa appoggiamo due striscette di pasta a croce,queste eviteranno di fare alzare troppo la ricotta durante la cottura in forno.
      3. mettiamo in forno a 180° fino a doratura del cestino,
      4. Appena fuori dal forno spolverare di cannella.

      Notes

      al tempo totale va aggiunto il tempo di riposo della pasta

      3.1
      http://www.cookingplanner.it/2013/01/07/le-cassatelle-di-ricotta-ragusane/

       

    • Scarpette rosse

      Nov 20th

      Scarpette rosse…da quando per la prima volta vidi il film “Il mago di OZ” con Judy Garland me ne sono innamorata subito. Luccicanti, femminili, che catturavano lo sguardo su quella strada dorata e che potevano portare dove si voleva. Poi ai tempi di danza classica c’era il balletto “le scarpette rosse”…quanto le ho sognate! Talmente tante da adorare anche quelle a mezza punta (imparagonabili alle punte ma ero ancora piccola), usate per un saggio di fine anno.

    • Cibo da strada? no da palestra!

      Nov 15th

      Mi sono segnata in palestra (anzi, centro sportivo che fa più trendy). Mi rendo conto che la notizia è di quelle sconvolgenti ma era cosa che andava fatta. Non si poteva più procrastinare. Prima o poi succede e anche io ho dovuto cedere all’esigenza di andare in palestra, non fosse altro per riuscire a fare due rampe di scale senza arrivare col fiatone a casa.  La sportiva di famiglia è mia sorella più piccola, la zia d’america, tornata in Italia da quel dì, che di fitness, palestra e sana alimentazione ne fa una bandiera. Oltretutto èp medico..quindi la rottura di scatole è completa.  Come faccio a non seguire i suoi dictat consigli??

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