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    • Lavanda cannavale? no..notti d’oriente!

      Apr 12th

       

      Ve lo ricordate il film “Pane, amore e…” con una splendida coppia De Sica-Loren? In questo film, il Maresciallo Caretunuto trasferito a Sorrento, conosce “la Smargiassa ” Sofia, solare, simpatica, esplosiva pescivendola e la pia “Donna Violante”, bellezza discreta e rigida educazione. Nel film si susseguono esilaranti scene, date anche dal confronto fra le due diverse personalità delle donne in questione e dal modo in cui il Maresciallo si approccia all’una e all’altra. Come quando chiede, con impeto, a donna Sofia la marca del suo profumo: “Notti d’oriente?” (tipico della “signora bene”) e lei risponde “Lavanda Cannavale!”. A quel punto, quando successivamente farà la stessa domanda a Donna Violante, per non sbagliare le chiede ” Lavanda cannavale?” “No..Notti d’oriente!”.

      Perchè vi racconto questo scambio di battute del film? Perchè a me è successa una cosa simile ma proiettata nel mondo del cibo, naturalmente!  Che la giornata mi avrebbe riservato frasi particolari avrei dovuto capirlo fin dall’inizio: esco dal mio ufficio con una relazione in mano e quasi sbatto contro un’elettrecista che stava riparando un filo. “Ha un martello?” mi chiede subito. Da che cosa poteva immaginare che possedessi quell’attrezzo da lavoro? Dal tacco 12 portato a rischio di vari capitomboli in metro? Dal severo tailleur nero che mi faceva sembrare un incrocio fra una hostess e la Signorina Rottermaier? “No..” gli ho risposto in modo alquanto sorpreso e pure un pò allibito. “sa, mi sembra che in questo posto abbiate un sacco di cose”. Sì infatti, la mia scrivania è normalmente piena di martelli! Ma la giornata non era finita. Alle 10 del mattino ho una fame improvvisa e decido di concedermi uno snack alla macchinetta: magari un pacchetto di biscotti! Mi avvicino e c’erano solo due signori: uno lo conosco benissimo e mentre guardo sovrappensiero la vetrina della macchinetta, in cerca del dolcetto adatto, mi sento dire alle spalle

      “dottorè…si prenda un Vitasnella!”

      Avete presente quando, nei cartoni animati giapponesi, un masso cade sulla testa del pupazzo di turno a seguito di una frase infelice?? ecco…il masso ce l’avevo tutto sulla testa. E che cavolo, dopo un anno di dieta post-partum, non dico di essere un’alice ma dei biscotti posso pure concedermeli. A questo punto ci ho messo solo altri due secondi per far venire fuori la mia natura femminile un pò vendicativa: era semplice, troppo semplice! Mi giro, sorrido quasi dispiaciuta e gli dico

      ” Dice che ne ho bisogno? si vede così tanto?”

      Ho avuto la soddisfazione di vederlo sbiancare e di tentare un bella arrampicata sugli specchi, mentre il suo collega rideva come un matto e gli faceva i complimenti per la bella figura fatta:

      “Noooo Dottorè..è che qui alle macchinette io voglio sempre offrire un cioccolato e tutte le donne prendono un vitasnella…mi volevo solo avvantaggiare, mi scusi dottorè!” Sono stata un pò cattiva e non l’ho finita lì :” non si preoccupi, anzi guardi, seguo il suo consiglio e non prendo nulla” (tanto non c’erano biscotti che mi interessassero). Mi giro sorridendo e me ne vado! Il pover’uomo mi ha accuratamente evitato per un mese! Ma dico io..si può??? Queste frasi possono entrare di diritto nello “Stupidario 2011”: potrei aggiungerne svariate altre e, se volete contribuire, dite pure che aggiorniamo la lista!

      A proposito di dieta, l’altro giorno il pranzo prevedeva un pò di pasta e un pò di ricotta e siccome amo molto il binomio ho deciso di provare una ricetta dello chef Marcello Valentino perchè ero rimasta folgorata da una foto di una sua pasta con la ricotta (bello il suo blog…guardate che piatti stratosferici!).

       

      RICETTA: FETTUCCE CON RICOTTA, CANNELLA E CANESTRATO

      Ingredienti (per due persone)

      • 2 hg di fettucce
      • 2 hg di ricotta
      • due cucchiaini di cannella
      • sale e pepe q.b.
      • arancia candita (io ho solo grattugiato la buccia di una fresca)
      • granella di pistacchi (io avevo la farina di pistacchi di Bronte!)
      • olio extra vergine di oliva dal sapore delicato

      Procedimento

      Lui mi ha dato dei consigli che riporto qui.

      ” Passa al setaccio, a maglia fine, la ricotta con sale, pepe e cannella in polvere (io ho solo aggiunto un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta perchè la mia ricotta era bella densa). Appena scoli la pasta, ancora al dente, saltala in una padella calda…ma con il fuoco spento. Aggiungi la ricotta, e del canestrato semistagionato.. A questo punto guarnisci con dell’arancia candita a listarelle o a cubetti e della granella di pistacchio. Un filo di olio extravergine ed è fatta”

      E’ concettualmente semplice ma molto gustosa! L’unica attenzione è quella di avere delle ottime materie prime (specialmente la ricotta!). Mi è piaciuto davvero molto l’uso della Cannella..e mi sembra una ricetta adatta al contest di Angela, Cannellami

    • Un passo alla volta…

      Apr 9th

      Credo che sia giusto dare anche delle buone notizie ogni tanto…

      Tre settimane fa, poco prima di raccontarvi i risultati non eclatanti della vicenda del Santa Lucia, ho scritto alla Presidenza della Repubblica, chiedendo di leggere la lettera che avevo scritto alla Presidente della Regione Lazio e chiedendo anche di fare qualcosa perchè non avevo avuto risposta alcuna. Diciamo che consideravo il Presidente Napolitano l’ultima risorsa.

      Non ci speravo molto, perchè nella mia esperienza, nel 90% dei casi le istituzioni, gli ospedali, i professori, etc.. non rispondono alle mail e ti lasciano appesi, così, senza farti capire molto (abitudine, purtroppo, solo italiana). E poi non ci credevo perchè in questo periodo sono davvero sfiduciata sul futuro politico dell’Italia. Bene, ieri sera, tornando a casa, nella cassetta della posta ho trovato una lettera del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, in cui mi si informa che il problema da me sottoposto  verrà presentato all’attenzione del Ministro della Salute e della Regione Lazio. Sono stata piacevolmente sorpresa e questa lettera mi ha ridato la speranza: se uno chiede, insiste, qualche autorità pubblica risponde e avere questa speranza è di un’importanza capitale per me, soprattutto in questo “periodo storico”. Se poi ci mettete che alcuni bravissimi genitori del  Santa Lucia, che si stanno battendo davvero molto per la causa, mi hanno segnalato questo , beh..io non so se le due cose sono legate, magari no, però volete mettere riuscire ad essere contenti, una volta tanto? Non dico nulla di ufficiale sul Santa Lucia, perchè mi tocca anche essere scaramantica, ma immaginate cosa ho provato dopo aver letto?

      Ultima cosa, un aneddoto che riguarda Albertino mimì. Proprio ieri è arrivata la sua prima sedia a rotelle..da lui ribattezzata “La Carrozza”. Vi confesso che quando la sua terapista mi ha segnalato la necessità di usarla per i percorsi lunghi, è stato un colpo al cuore. Speravo che non fosse necessaria, che il deambultore e i tutori sarebbero stati sufficienti..ma in effetti fare percorsi lunghi è diventato sempre più complesso. Poi avevo molto timore che per il mio bambino sarebbe stato difficile accettarlo. Siccome però, lui è molto più forte di me e ha risorse che non immagino…ne è entusiasta!!! Un pò perchè, parliamoci chiaro, è un piccolo ufo: tutta verde metallizzata, con le ruote piccole con tantissime luci e quelle grandi con su stampate due leoni (tipo Alex di Madagascar, per intenderci), praticamente l’ha presa per un gioco e non vuole che nessuno la tocchi! La Pasionaria ne è addirittura gelosa e cerca di toccarla di nascosto! E per me non ha prezzo vederlo così entusiasta di una cosa. Per ora mi godo questo bel momento. E ho deciso che voglio “giocare” anche io, dopo un inverno duro..e un pò triste! Quindi, inauguro ufficialmente il “mese della leggerezza” e non soprendetevi se vedrete post giocosi, leggeri, scherzosi, molto poco seriosi e con iniziative fatto al solo scopo ludico! E’ solo che ho voglia di divertermi e magari farlo insieme a voi! In fondo la cucina mi fa stare così bene che non vedo il motivo di non passare un pò di tempo a coniugarla con altre passioni divertenti e, perchè no, condivederli con voi! Stay tuned!!!

    • La donna comunis…a dieta da una vita

      Apr 8th

      Questa cosa di dover stare perennemente a dieta, io proprio non la sopporto più. Ho appena aperto la mail di libero e mi ritrovo il solito messaggio di Spam di “PERDI peso SYSTEM”, che mi viene il nervoso solo a vederlo: come fanno a saperlo? Perchè me lo mandono tutti i santi giorni? Sembra che  lo facciano apposta!

      A dieta da una vita …(avete presente la canzone di Irene Grandi “vivo in vacanza da una vita”? ecco…per quanto mi riguarda potete sostiuire la parola vacanza con dieta)..per di più faccio parte di quelle categorie di donne che cominciano perennemente la dieta da Lunedì (ma perchè..cominciarla da martedì fa male? Il mercoledì è un reato? Il giovedì non lo prevede la propria religione? etc. etc), che si mortificano la settimana con yogurt, fettine ai ferri e insalate con un cucchiaino di olio per poi andare da mammà/suocera la domenica e non lasciare nel piatto neanche l’ultima briciola del dolcetto conclusivo, dato che la Domenica si ha il “pasto libero” (anche se dubito che il pasto libero del dietologo coincida col mio).  Le donne più o meno si possono dividere in tre specie:

      1. la donna comunis (la mia): quella che come sport non sceglierà mai il nuoto perchè preferirebbe morire piuttosto che fare il riscaldamento in costume intero; quella cha al mare gira avvolta in un asciugamano (“che vento che c’è oggi, eh?”) e che, appena esce dall’acqua, si mimetizza con la sabbia a prendere il sole e non si sposta a rischio di ustioni (“ahh..quest’anno voglio un’abbronzatura da far invidia”), quella che ha fame e mangia..e le piace anche! ma che ingrassa anche solo con l’acqua.
      2. la donna deprimens: quella che in pizzeria lascia 3/4 di pizza e dice anche che ha mangiato troppo, per carità..mentre tu hai finito da un pezzo la tua e pensi a quale dolce ordinare; quella che si priva del the e del caffè alla macchinetta perchè troppo zuccherati e che nella borsa ha sempre le barrette dietetiche, sostituive di un pranzo (la volta che ci avete provato voi, avete divorato la barretta in due morsi chiedendo quando arrivasse il cibo sostituto); quelle che sono magre e vi dicono che hanno la pancia gonfia mentre voi indossate ancora la pancera del dopo parto, nonostante i vostri figli scorrazzino in bicicletta
      3. la donna strafigas: quella che mangia come uno scaricatore di porto ma è magra che neanche una modella; quella che va a nuoto con entusiasmo e in spiaggia gioca a pallavolo in costume; quella che in pizzeria si mangia la pizza sua e poi ti chiede se può assaggiare la tua (“ho il metabolismo accelarato e devo mangiare spesso”) e tanto è talmente bella che la popolazione maschile dice anche “quanto è sexy una donna che mangia di gusto” ma lo dice solo guardando lei; quella che durante una vacanza in America, mangia solo ai fast food e dimagrisce 2 kg..insomma, belle, felici e magre senza sforzo (mia sorella rientra in questa categoria..)

      Io sono un perfetto esemplare della donna comunis, con il doppio problema di amare spassionatamente la cucina e anche ciò che ne esce ma che poi, sempre per cercare di mantenere un aspetto decente, passa la maggiorparte dei suoi giorni lavorativi a intristirsi col riso in bianco (quelli festivi..beh, vedi sopra). D’altra parte, siccome mi ripeto sempre un detto di una mia amica, “stare a dieta non vuol dire  non poter leggere il menù” (anche se lei lo riferiva alla sua propensione a guardare con interesse tutti i bei ragazzi che le passavano accanto, nonostante fosse fidanzata) continuo a comprarmi libri di cucina. Stavolta tocca a ” Dolcezze, la grande cucina campana” di Rossella Guarracino, dove ho trovato tutti i bendettissimi dolci che vi possono venire in mente. Almeno uno dovevo provarlo no? io non lo assaggio neanche, vi giuro che lo regalo!

      RICETTA: TARALLI NASPRATI

      Ingredienti

      • 500 gr di farina
      • 100 gr di zucchero
      • 5 uova
      • 1 bicchierino di anice
      • 100 gr di strutto
      • 1/2 bustina di lievito per dolci
      • un pizzico di sale
      • zucchero a velo e acqua q.b.

      Procedimento

      Prima di cominciare a lavorare gli ingredienti, portate a bollore una capace casseruola piena di acqua e scaldate il forno a 180°. Setacciate la farina sulla spianatoia con il lievito e fate la fontana; al centro mettete lo zucchero, le uova, il liquore, lo strutto e un pochino di sale, quindi lavorate energeticamente tutti gli ingredienti fino a ottenere un impasto morbido e omogeneo (io l’ho fatto con la planateria e la foglia). Spianatelo ad un altezza di 1 cm e ritagliate tante ciambelline utilizzando uno stampo ad anello di circa 6 cm (io non l’avevo e ho usato du coppapasta rotondi di due misure diverse). Tuffate le ciambelline nell’acqua bollente, aspettate che tornino a galla e dopo un minuto scolatele. Asciugatele con un canovaccio e trasferitele su una teglia coperta di carta da forno. Infornatele e fatele dorare per 15 minuti (col mio forno ce ne sono voluti 20-25); estraetele dal forno e fatele raffreddare poi naspratele immegerndole nella glassa bianca. Fate asciugare per qualche ora. Per quanto riguarda la glassa, non c’era indicazione e mi ripropongo di chiedere all’autrice…io li ho fatti ieri sera  e per fare presto ho semplicemente preso lo zucchero a velo e messo un goccino-ino-ino di acqua..ma chiederò se lei usa anche il bianco d’uovo.

    • Sotto il vestito blogger…son soddisfazioni

      Apr 5th

      Si vive anche di soddisfazioni, no???

      Guardate un pò dov’è finita l’iniziativa “SOTTO IL VESTITO BLOGGER“??? La sfilata ha avuto un successo senza precedenti (giustamente..anche perchè un precedente non c’era!):

      http://www.scattidigusto.it/2011/04/04/sotto-il-vestito-blogger-ecco-le-foodblogger-ricoperte-di-cioccolato/

      Sarà che scatti di gusto è un sito che mi piace molto e che leggo spesso, sarà che Vincenzo aveva già fatto un bell’articolo in risposta a quello di Affari italiani…ma sono molto felice di essere lì e, con me, le modelle d’eccezione, che riporto per onore e gloria finale:

      1) Mirka, http://sdauramoderna.blogspot.com/2011/03/sotto-il-vestito-blogger.html

      2) lovely cake gatta, http://lovelycake-gatta.blogspot.com/2011/03/sotto-il-vestito-blogger-ovvero-dietro.html

      3) la celiaca pasticciona, http://laceliacapasticciona.blogspot.com/2011/03/sotto-il-vestitoblogger.html

      4) gluten free experience, http://glutenfreeexperience.blogspot.com/2011/03/sotto-il-vestitoblogger.html

      5) cardamomo & co., http://saporiesaporifantasie.blogspot.com/2011/03/protesto-ecco-come-e-una-blogger-in.html

      6) trattoria muvara, http://muvara.blogspot.com/2011/03/sotto-il-vestitotrattora.html

      7) mamma in pentola, http://mammainpentola.blogspot.com/2011/03/come-festeggio.html

      8) la cassata celiaca, http://lacassataceliaca.blogspot.com/2011/03/io-bloggo-cosi.html

      9) dolci gusti, http://www.dolcigusti.com/2011/03/la-vera-carica-delle-foodblogger.html

      10) olio sale e cincy, http://oliosaleecincy.blogspot.com/2011/03/perche-tirarsi-in-cucina-che-senso-ha-p.html

      Piccola sezione di qualche volenteroso ritardatario!!!!

      11) la cuoca felice, http://lacuocafelice.blogspot.com/2011/03/identita-food-blogger.html

      12) verde pomodoro, http://verdepomodoro.blogspot.com/2011/01/dunque-dunque.html

      13) gialla tra i fornelli, http://giallatraifornelli.blogspot.com/2011/04/sono-blogger-foodblogger.html

      Ringrazio ancora Vincenzo e… state collegati per future iniziative :)

    • Volevo solo essere un Grenoble….

      Apr 3rd

      Da quando Jule ha cominciato il contest “Se fossi una ricetta” devo ammettere che ci ho rimuginato parecchio. Sono un dolce, ho pensato…va beh, sicuramente..ma quale? Ero molto indecisa , quindi per cercare di avere un’immagine il più possibile obiettiva di me stessa, ho comiciato a chiedere a destra e a manca con che ricetta mi avrebbero identificato. Chi un bignè, chi un torta mimosa, chi ci doveva pensare..ma la risposta non mi convinceva mai. Finchè la mia cara amica Dana mi ha scritto

      “uhmm tu sei una roba dolce, chiara ma non pannosa. Con una sorpresa strana dentro, piccante magari. Però non ti vedo tipo cioccolata-al-peperoncino. Sei una persona appunto dolce e solare con risvolti inaspettati e complicati dentro.

      ecco, ora trovati la ricetta….”

      E’ stata la risposta che mi ha colpito di più perchè mi ci ritrovavo..e il dolce che secondo me si adatta a questa descrzione è il Grenoble di Paco Torreblanca, che mi ha fatto conoscere Claudia. Il dolce che in assoluto preferisco: ricco di sapori diversi ma che si amalgamano benissimo. Un dolce complesso, indubbiamente ma con un equilibrio di sapori avvolgenti. Sì, il mio dolce preferito in assoluto e quindi mi faceva piacere farlo per la mia festa di compleanno e poi inviarlo a Jule. Dati i tempi ristretti (miei) e quelli lunghi di preparazione (del dolce), ho cominciato il giovedì a preparare i vari strati che avrei assemblato venerdì sera per la festa di sabato. Ho programmato tutto, secondo questa ricetta, e finalmente il Venerdì sera ho messo il risultato in congelatore: mi mancava solo la decorazione che avrei fatto un’oretta prima di servirlo.

      Vedi Jule..potrei chiudere qui, scriverti la ricetta e finire tranquillamente il mio post…invece no, perchè io ho la strana tendenza ad accumulare inconvenienti e mezzi disastri e sarei veramente poco onesta a non raccontarteli, considerando che Se fossi ricetta è fondamentalmente un post di descrizione. Devi sapere, cara Jule, che avevo organizzato una specie di the delle 5, con i miei familiari stretti: quest’anno, niente mega festa e mega buffet! Solo una decina di persona e un paio di torte (per i golosi), del the, del caffè…e la parte rustica rappresentata dalla pizza croccante in teglia di Adriano (un must ormai). La mattina di Sabato mi alzo e comincio subito a mettere farina, lievito, acqua e malto nella ciotola della planetaria a lievitare. Che bello fare poche cose e con calma. Ho pensato di controllare un attimo il Grenoble, tanto per assoporarne la vista. Apro il congelatore e tocco la torta. Mi blocco subito perchè qualcosa non va: era morbida. Molto morbida. Troppo morbida. Con un panico crescente, comincio a toccare spasmodicamente tutte le cose lì presenti: scongelate, molli e colanti acqua! Non poteva essere!!! Il congelatore era spento. Apro il frigo sotto ma no: lui era acceso. Lo confesso che ho pensato qualche parolaccia ( forse l’ho anche detta..ora mi sfugge). Il problema è che non avevo molto tempo per prendere una decisione e quindi l’ho presa al volo. Svuoto di corsa il congelatore a pozzetto e tolgo il ripiano, come se giocassi a tetris sistemo i vari contenitori cercando di creare una superficie piana e ci schiaffo il grenoble. Non mi rimaneva che cucinare tutto quel cibo grondante acqua. In una teglia sistemo 6 cordon ble, in un’altra 4 petti di pollo e metto tutto in forno. Sui fuochi sistemo due teglie con, in totale, 16 salsicce e una pentola con 4 hamburger. La busta con gamberetti gridava vendetta: metto su l’acqua per lessarli e nel frattempo penso a che diavolo farci con tutto questo cibo. Mio marito mi guarda e fa:” perchè non fai gli hamburger a pezzettini e ne metti un vassoietto alla festa?”

      Illuminazione: tempo 30 secondi e mentalmente destino tutta quella roba ai miei 10 invitati! I gamberetti: quale the delle 5 non prevede un cocktail di gamberi? Gli hamburger? Non sono proprio adatti col the ma faccio dei mini hamburgher con pomodoro e pane in cassatta e chi si è visto si è visto. I cordon ble? Si tagliano a fettine e un vassoio di bastoncini di pollo, prosciutto e mozzarella già è sistemato accanto ai dolcetti. E le salsicce??? mentre pensavo a dei mini spiedini  salsicce-pomodori, la chiccheria del the stava già sparendo a favore di un buffet in puro cowboy- style. Che rabbia. E mica era finita qui. Avevo una bustona di frutti di bosco. E ora..di che morte dovevano morire? Mio marito prende Albertino ed esce per portarlo a nuoto e io mi ricordo che dovevo aggiungere gli ingredienti al primo impasto della pizza. Aggiungo e, non so per quale grazie ricevuta, l’impasto si incorda subito! Miracolo! Almeno quello! In tanto scartavo tutte le opzioni sui frutti di bosco: cheese cake no (mancanza di ingredienti), crostata no (mancanza di crema), mousse nemmeno (ora mi metto  a fare una mousse?)…Mi ricordo all’improvviso del facile e veloce curd di more: se era andato bene con le more, un curd poteva andare benissimo anche con i frutti di bosco. Vado di mini piemer per frullare il tutto e sento La Pasionaria che corre alternativamente dal salone alla sua cameretta: “che stai facendo??” le urlo in maniera non troppo delicata…. “il casino mamma”.  Ecco, giusto quello che non voglio sentirmi dire. Metto il frullato di frutti di bosco sul fuoco insieme alle uova, zucchero e burro quando mi si presenta lei, completamente senza vestiti, solo con le patunnine (mutandine) e il termometro in mano: ” mi voio misurare la teppe (febbre). Ho 32“. Voi capite che non mi sono preoccupata della sua temperatura neanche un pò: mi sono anche dovuta mettere a correre per cercare di rivestirla, mentre il curd sobbolliva (lui, l’infingardo, doveva stare buono lì mentre io dovevo girare il cucchiaio..invece faceva di testa sua). Rivesto Cocò che neanche fosse la-figlia-di-nessuno e mi rifiondo sul curd. Lo salvo appena in tempo dall’attaccamento sul fondo e intanto cerco di riflettere sulla destinazione di uso di una pentola di curd. Suona il citofono e io, sovrapensiero, butto un’abbondante cucchiata di curd a terra. La buona notizia era che mia madre si era venuta a prendere Cocò per lasciarmi libera di fare le cose: mentre travaso in una borsa il cambio per la festa e lancio La Pasionaria in braccio a mamma, pensando a quali documenti dovessi consegnare per la sua beatificazione, decido che una parte del curd andrà dentro un guscio di frolla. Parto quindi nella preparazione della frolla, dopo aver sfornato  salsicce e cordon ble. La frolla? “Faccio quella di Adriano” penso sicura. Peccato che la planetaria sia occupata dalla pizza. Tutto a mano quindi e mi spiace, senza nessun ordine di impasto. Burro, farina, zucchero, vaniglia, uova e limone, impasto con una forza degna di Hulk e riposo in frigo, anzi no congelatore che faccio prima…e qui la parolaccia è stata detta ad alta voce. Evito il raffreddamento e metto metà impasto in una teglia da crostata. Bene..e con l’altra metà? Dato che si era scongelata la crema al rosmarino, considero che, se nei sospiri quella crema stava bene con una glassa ai frutti di bosco, può star bene anche con dei docletti di pasta frolla e curd. Ma il curd si cuoce?? Decido di non rispondermi, prendo delle forme di silicone, le ricopro di pasta frolla, le riempio con metà crema e metà curd e li spedisco in forno insieme alla crostata.

      Sto benedetto curd me lo trovavo dappertutto. Pensate che abbia finito? La zucca scongelata ha fatto una brutta fine (con lei mi sono arresa), il succo di limone congelato  ah beh..mai visto un teh delle 5 senza una limonata. Altro non potevo fare. Nel frattempo ritornano i due componenti maschili della famiglia che volevano il pranzo: niente di meglio, dopo il nuoto, che petti di pollo, salsicce e cordon ble no? C’è bisogno di proteine. Stavo quasi per cedere ve lo confesso. Ma il congelatore non poteva avere la meglio e quindi decido che è giunto il momenti di apparecchiare. Sistemo la tovaglia e la crostata di ricotta che avevo pensato accompagnasse degnamente un the. Sistemo anche vassoi con mini hamburger, bastoncini di pollo, spiedini di salsicce e pomodori, e un’alzata con i dolcetti crema e curd (lo odio sto curd..mi ha anche fatto scottare). Prendo un sac-a-poche e sparo roselline di curd sul fondo della crostata (stortarella anzichè no) e decoro con mandorle e palline d’argento (di più…nin zò!). Il Grenoble..urca…lo devo decorare e tirare fuori dal congelatore. Lo metto lì, con noci caramellate e anice stellato e me lo guardo con affetto…credo anche di averlo salvato…ma ho rischiato grosso..mentre il curd sta lì a trionfare su vari dolci. Giusto in tempo perchè cominciano ad arrivare i parenti e qui sento quello che non vorrei sentire:  “ma che bella crostata viola” “ehmm..sì”. “deliziosi questi dolcetti crema e frutti di bosco” ” ehmm..grazie” “ma quante cose hai fatto..pensavo solo ad un the” (lo pensavo pure io) ” che carini questi mini hamburger” (grrrrrrrrr..il mio io digrignava) “Io ai gamberetti non so resitere” e via di questo passo. Un pò in ritardo sulla tabella di marcia preparo i condimenti per la pizza e la cuocio! Fortunatamente Adriano è sempre una garanzia anche se mio fratello mi dice “tutto buono, ma sta crostata coi frutti di bosco è la mejo!” (e che curd, l’ho pensato, lo confesso) . Vedi Jule..io sono sì un Grenoble..ma con i sottotitoli: sono anche un curd, non c’è niente da fare! Chissà perchè, queste cose accadano sempre a me! ti lascio al ricetta del Grenoble  ma anche quella, mio malgrado, del curd…se non son difficili noi le cose non le vogliamo. In tutto questo..il congelatore ha ripreso a funzionare correttamente dopo che mio marito ha premuto un pulsante.

      RICETTA: GRENOBLE DI PACO TORREBLANCA

      Noci caramellate

      200 g noci
      120 g zucchero a velo
      10 g burro

      Torreblanca dice di mescolare noci e zucchero a velo e poi mettere sul fuoco. In realtà lo zucchero a velo si infila in tutti i più reconditi recessi delle noci e prima di riuscire a farlo sciogliere in quella posizione si rischia di dire le peggio cose. Quindi la prossima volta farò prima sciogliere lo zucchero e poi aggiungerò le noci.
      Far caramellare. Togliere dal fuoco, aggiungere il burro, rovesciare su un silpat o su un foglio di carta forno e separare le noci.
      Tenere da parte 10/12 noci per la decorazione.

      Cremoso al caffè

      12 g caffè
      114 g latte
      36 g tuorli
      27 g zucchero
      2 g gelatina
      98 g panna

      Lasciare in infusione nel latte il caffè per almeno 24 ore. Filtrare e ripesare. Aggiungere il latte necessario a riportare la quantità a 114 g (io ho barato, ho messo in infusione il caffè in 135 g di latte ed alla ripesatura non ho dovuto fare aggiunte).
      Ammollare la gelatina in acqua fredda.
      Versare il latte in un pentolino, aggiungere 14 g di zucchero e portare a bollore. Montare i tuorli con lo zucchero restante, aggiungere il latte e portare mescolando a 85°C come per la preparazione di una crema inglese.
      Incorporare la gelatina ben strizzata.
      Montare la panna e, quando il composto è raffreddati, incorporarla delicatamente.
      Versare in uno stampo da 18 cm, ricoprire di noci caramellate (che affonderanno nel cremoso) e congelare.

      Croccante di riso

      20 g cioccolato al latte (io ne ho aggiunto di più..dipende molto da quanto assorbe il vostro riso..regolatevi)
      43 g pralinato di nocciola
      40 g riso soffiato

      Fondere il cioccolato e mescolare con il pralinato, incorporare il riso soffiato. Mescolare bene.
      Versare in uno stampo da 18 cm e congelare.

      Biscotto di noci e miele

      30 g tpt noci (15 g farina di noci + 15 g zucchero)
      12 g zucchero
      42 g tuorli
      41 g albumi
      25 g farina
      13 g burro
      12 g miele millefiori

      Mi rendo conto che le dosi sono ridicole, ma io ho usato il quantitativo doppio ed ho dovuto tagliare a metà il biscotto perché era troppo spesso.

      In un pentolino, fondere il burro ed aggiungere il miele, mescolando bene.
      Montare il tpt con metà zucchero e i tuorli. Montare gli albumi con lo zucchero restante. Incorporare delicatamente gli albumi alla montata di tuorli e tpt. Aggiungere la farina setacciata, incorporare, aggiungere il burro fuso ed il miele e mescolare delicatamente.
      Versare in uno stampo da 20 cm e cuocere in forno presiscaldato a 200°C per 10/12 minuti.
      Fate attenzione alla colorazione, con il miele cambia colore in un attimo, eventualmente coprite con un foglio di alluminio.

      Caramello semiliquido

      100 g zucchero
      60 g glucosio
      120 g panna
      un bel pizzico di sale (Torreblanca dice sale Maldon)

      Avevo il glucosio e l’ho utilizzato. In tutta onestà non ho visto differenze con un caramello di solo zucchero, ma senz’altro ci saranno. Se non avete il glucosio, secondo me potete tranquillamente sostituire con zucchero.
      Mettere zucchero e glucosio in una padella fino ad ottenere un caramello rosso brunito. Togliere dal fuoco
      Nel frattempo scaldare la panna. Aggiungerla poco per volta al caramello mescolando. Aggiungere il sale e mescolare ancora fino a quando si stabilizza.

      Mousse caramello caffè

      100 g zucchero
      40 g acqua
      200 g panna
      2 g caffè solubile
      52 g tuorli
      5 g gelatina
      300 g panna

      Ammollare i fogli di gelatina. Montare poco i tuorli.
      Fare un caramello scuro con zucchero e acqua. Togliere dal fuoco. Nel frattempo scaldare i 200 g di panna. Aggiungerla poco per volta al caramello mescolando. Quando si è stabilizzato, aggiungere i tuorli.
      Mettere sul fuoco e mescolando portare a 85°C. Togliere dal fuoco ed aggiungere la gelatina ed il caffè solubile, mescolando bene.
      Lasciare raffreddare mescolando.
      Montare i 300 g di panna ed aggiungerne una piccola parte al composto raffreddato per ammorbidirlo. Incorporare la panna restante con molta delicatezza.
      Utilizzare subito.

      Montaggio

      Il dolce viene montato al contrario.
      Preparare una teglia che trovi posto in congelatore con un foglio di acetato sul fondo. Inserire un cerchio da 20 cm o meglio ancora un anello regolabile. Rivestire i bordi di acetato.

      Versare un terzo circa della mousse sul fondo e livellare. Inserire il cremoso. Versare un altro terzo di mousse. Inserire il croccante. Versare un leggero strato di caramello semiliquido sul croccante aiutandosi con una sac a poche. Versare l’ultimo terzo di mousse. Inserire il biscotto. Coprire con pellicola e congelare.

      RICETTA: CURD DI FRUTTI DI BOSCO

      Ingredienti

      • 125 gr di frutti di bosco
      • 20 gr di maizena
      • 200 gr di zucchero
      • 100 gr di burro
      • 2 uova

      Procedimento

      Mettere zucchero e maizena setacciati in un pentolino, aggiungere l’uovo e frustare bene fino ad ottenere un composto schiumoso e chiaro. Aggiungere, sempre mescolando con la frusta, la polpa dei frutti di bosco e, per ultimo, il burro a pezzetti.
      Accendere il fuoco a fiamma bassa e mescolare fino a bollore. Appena raggiunge il bollore rassoda nel giro di qualche istante. Io non ho setaccaito il frullato di more, perchè i semini mi piacciono. Vi assicuro che il colore di questo curd è davvero molto bello! Fate raffreddare il curd prima di utilizarlo.


    • Una tavola primaverile e tanta voglia di verde..

      Apr 1st

      Dopo due post un pò…”sopra le righe” che ne dite di tornare a parlare di cucina e, perchè no, di mise en place?

      L’altro giorno finalmente era spuntato un bellissimo sole, faceva anche caldo e il cinguettio degli uccellini era esplosivo..vi pare che tutto questo scenario idilliaco non ispirasse la mia voglia di cucinare???? Vi dirò di più: in un momento in cui, per non so quale strana congiunzione astrale, mi trovavo da sola a casa, calma e tranquilla senza le mie piccole pesti a interrompermi ogni 3 secondi dall’esatto momento in cui prendo un cucchiaio in mano, ho deciso di provare un’altra ricetta di Antonello Colonna (dato che la prima aveva passato l’esame a pieni voti) e di apparecchiarmi di tutto punto (non ci crederete..ma era tutto per me). Il tema della mia tavola? Ma il verde naturalmente! Più in tono con la primavera di così..si muore!

      Fra le tante proposte di Colonna, lui stesso nell’introdozione aveva citato degli” sformatini di verza e patate con lardo e caciottina fresca”. Mi intrigavano e non poco! Non avevo proprio tutti i suoi ingredienti ma una variazione sul tema ci stava benissimo! Così sono venuti fuori questi sformatini di verza e patate con pancetta arrotolata e canestrato: un piatto che riesce a essere allo stesso tempo delicato e saporito, avvolgente e stuzzicante e può essere servito come antipasto ma anche come secondo.

      Vi lascio la mia versione ma fra parentesi vi metto quella di Colonna perchè credo che valga veramente la pena provarla.

      RICETTA: SFORMATINI DI VERZA E PATATE CON PANCETTA ARROTOLATA E CANESTRATO MOLITERNO

      Ingredienti (per 2 persone)

      • 100 gr di verza (lui 400 gr per 4 persone)
      • 100 gr di patate ( lui 100 gr)
      • 1 hg di pancetta arrotolata (lui fettine sottili di lardo rosa)
      • 1 spicchio di aglio
      • olio extravergine di oliva
      • sale qb
      • maggiorana e peroncino (non li ho messi)

      Procedimento

      Lavare la verza e le patate pelate, mondarle e tagliarle a julienne (per le patate ho usato la grattugia a fori larghi). Stufare i filetti così ottenuti con l’aglio, l’olio e il sale (aggiungere il peperoncino se piace..io non l’ho messo). procedere con la cottura fino a quando sia le patate che la verza non saranno abbastanza morbide da essere schiacciate con una forchetta (una ventina di minuti e ho aggiunto una volta un pochino di acqua). regolare di sale e togliere dal fuoco. Utilizzando deu cucchiai, comporre delle chenelle e adagiarle nel piatto. Grattuguarvi sopra un pò di canestrato e disporre sopra una fetta di pancetta arrotolata. Qualche altre scaglia di Moliterno e un filo di olio a crudo a completare il piatto.


      Ho pensato che questo post fosse adatto e quindi lo mando ad Ambra per il suo “mise en place”

    • Una ricetta per il Santa Lucia: volevo dirvi…

      Mar 31st

      …volevo dirvi che è molto difficile trovare le parole per ringraziarvi.

      378. Questo è il numero delle ricette raccolte per il Santa Lucia, ad oggi (e continuano ad arrivarne). Sarei stata felicissima di arrivare anche solo a 100.

      745. Questo invece è il numero di messaggi che abbiamo scritto insieme.

      La vostra partecipazione è stata così intensa e generosa che è impossibile non commuoversi. Tantissimi blogger hanno dedicato a questo problema un post e delle ricette, post pieni di rabbia e sdegno per la situazione ma anche pieni di incoraggiamento per me, il mio Albertino Mimì e tutti i pazienti. Le vostre ricette sono una più belle dell’altra e ci tengo a sottolineare che tante vengono anche da chi non ha un blog ma voleva essere vicino a quei bambini e a tutto il personale.

      Vi avevo detto quale regalo mi sarebbe piaciuto avere per il mio compleanno: il 29 Marzo invece, non ho proprio avuto il problema di dover spronare Mimì a fare fisioterpia, semplicemente perchè il personale scioperava (e giustamente) e lui quindi ha saltato la sua lezione. Ne era contento perchè così è potuto rimanere a scuola con i suoi amici ma io so che perdere una lezione di fisioterpia non è mai una vittoria ma è sempre una sconfitta. Avrei voluto darvi con tutto il cuore delle buone notizie, dirvi che la situazione è risolta e che tutto è finito bene. Non è così. La Regione ha adottato il comportamento peggiore: non risponde a nessuna mail, domanda, protesta e non si presenta neanche alle riunioni richieste dalla Fondazione. Forse sperano che il tempo stanchi le persone e la loro strategia sembra funzionare dato che ormai anche i dipendenti sono stanchi di dover protestare. Di certo, vi posso dire che alla mia lettera non ha risposto nessuno e, a prescindere dal tipo di risposta, lo trovo indegno di una pubblica amministrazione.

      L’altro giorno stavo tornando a casa in macchina con i miei bambini e in quel preciso momento eravamo tranquilli ad ascoltare la musica. Albertino mi ha fatto questa domanda: ” Mamma, ma i miei figli avranno la mia bua? Io non voglio che abbiano la mia malattia, non voglio che abbiano questa brutta cicatrice” (cicatrice rimasta, dietro al collo, dopo l’intervento di neurochirurgia fatto a 2 mesi). Vi confesso che mi si è stretto il cuore: un bambino di 5 anni che mi fa una domanda di questo genere.. vuol dire che è davvero cosciente di tutto la situazione, di tutti gli sforzi, di tutto il dolore. Ho cercato di rassicuralo ma avrei voluto dargli la sicurezza che nessuno dei suoi figli sarà malato, di questa o un’altra sindrome. Ma non è così, nessuno può farlo. Una cosa però avrei voluto dirgli: mi sarebbe tanto piaciuto assicurarlo  al 100% del fatto che, in ogni caso, ci saranno sempre delle strutture come il Santa Lucia, in grado di curare un bambino malato e di fare il meglio per lui. Con grosso dispiacere, non ho potuto fare neanche questo.

      Vi ringrazio ancora di cuore per la vostra partecipazione e il vostro affetto: so che, se ne avessi bisogno, avrei molte persone su cui contare per far sì che il problema non cada nel silenzio. Un abbraccio.

    • Sotto il vestito blogger: i risultati!

      Mar 28th

      AGGIORNAMENTO: date le molte richieste, se qualcuno volesse ancora mandare il proprio contributo alla causa, c’è una proroga fino a fine settimana! Noi siamo persone di cuore  e non ce la sentiamo di non dare la possibilità di incrementare l’archivio!!!  Già oggi c’è un’aggiunta! Se il “trend” dovesse continuare, mi riprometto di fare un post aggiuntivo il prossimo Lunedì 4 Aprile!!!  Vi aspetto, mentre potete continuare la lettura!!!!

      AAA: foto cercasi. Purtroppo l’età avanza (come dimostra il numeretto, incrementato di uno, che parla della mia età nella colonna di destra..) e questo implica che la memoria non mi assiste. Non riesco a ricordare foto  di Montersino che serve una crema chantilly sparsa sugli addominali, Vissani che mostra orgoglioso la sua ultima creazione in boxer, Bottura che presenta il suo ultimo premio con un asciugamano striminzito avvolto in modo casuale e Beck, vestito solo dal suo cappello da chef,  che guarda soddisfatto il suo  risotto. Devo andare a ricercarmele. E’ evidente che, essendo loro chef e quindi avendo una passione “smodata” (?) per la cucina, saranno interessati da tanti articoli (magari proprio di Affari Italiani) in cui per forza di cose compariranno vestiti (o meglio svestiti) così. Non può essere che un giornale che vuol fare un articolo serio sugli chef emergenti dell’Italia non accosti al pezzo foto di questo livello. Sarebbe assurdo pensare che lo faccia solo per parlare di quello che mi rendo conto essere un “fenomeno” mediatico non indifferente, cioè “la carica delle foodblogger”. Eppure non riesco a trovarle, le foto di questi signori chef, che strano…

      Dopo il mio struggente e accalorato  appello, è giunto il momento di parlare dell’iniziativa “sotto il vestito blogger”!

      Eravamo rimasti all’idea, mi sembra condivisa da molte persone, a giudicare dai commenti, di compiere un’opera di bene e rifornire l’archivio fotografico del giornale con immagini riguardante le food blogger. Infatti, nell’articolo originale, oltre alla descrizione di foodies (?) con passione “smodata” per la cucina e voglia di mettersi in competizioni con chef blasonati, erano presenti l’immagine di una modella ricoperta solo da cioccolato, l’immagine di una modella che mangiava gli spaghetti in lingerie, un bocca sensuale che mangiava una fragola o una banana (ora mi sfugge) e altre foto varie che mostravano l’essenza delle donne che hanno un sito dedicato alla cucina (essenza esplicitamente descritta da bikini, gelati sulla pancia, etc. etc….)

      Ci è venuto in mente che, innanzitutto, dovremmo rassicurare il giornale su un paio di punti particolarmente importanti:

      1) noi foodblogger siamo perfettamente consapevoli di quanto il cioccolato sia un nutriente per la pelle ma, essendo ahimè, un bene di lusso e non godendo di chissà quali fonti di reddito, abbiamo fatto la inusuale e incredibile scelta di utilizzarlo in torte, gelati, ganache e quantaltro piuttosto che spalmarlo sulla pelle.

      2)  pur non godendo di particolari fonti di reddito, abbiamo altresì le possibilità economiche per servire ai nostri ospiti il cibo su un piatto di ceramica o, nel migliore dei casi, di porcellana e possiamo quindi evitare di servire il gelato di cui sopra sulla nostra pancia (credo anzi che gli ospiti ce ne siano grati).

      Detto questo, vi diciamo che ci siamo trovati in grande imbarazzo. Dieci blogger ci hanno inviato le immagini del loro “dietro le quinte”. Difficile scegliere, anzi impossibile, così ci rifacciamo al principio del “decido come mi pare” e invece di sceglierne 3 vi parliamo di tutte quante. In realtà, le care protagoniste di questo post, ci permettono di mettere in evidenza un altro aspetto delle foodies: la passione per la moda. Qui abbiamo a disposizioni indicazioni degne delle migliori sfilate milanesi e quindi, a beneficio del giornale e degli appassionati tutti, mi permetto di presentarvi la “SFILATA DELLE BLOGGER. COLLEZIONE INVERNO-PRIMAVERA 2011“

      Notare di seguito come, per la stagione autunno inverno 2010-2011, la tuta di ciniglia è IL capo da possedere, con colori tinta unita che vanno dall’azzurro cielo al giallo acido  fino ad arrivare al sempre classico nero, nelle splendide creazioni di “Valentino cuoco sopraffino”:

      La novità degli ultimi mesi è quella della fantasia a cuore e delle strisce e fulgidi esempi  potete notarne nelle foto prese dalle sfilate di “Dolce & Gubana”, i quali, tra l’altro, sono categorici sull’uso di padelle e attrezzi da cucina, durante l’aperitivo, come alternativa alla troppo scontata pochette:

      Il must della stagione? La scarpa bassa ovviamente (la pantofola per la precisione) che, per quest’anno prevede forme morbide, materiali colorati e una copertura morbida e pelosa, oppure il tacco alto, anzi altissimo per donne che non devono scendere mai, come splendidamente mandate da in passerella da ” Chanel e Padel”

      I capelli saranno sicuramente o lunghi con le trecce o corti con la frangia di lato, secondo le ultime indicazioni di ” Diego dalla Panna”

      Gli accessori per la blogger che si rispetti, sono quelli classici e intramontabili, su tutti: il mattarello! Come dar torto a quell’incredibile maestro di” Luis Fuocon”?

      Ultimo ma non ultimo, la sezione hot delle sfilate, con scene che potrebbero turbare i sogni maschili (ma la moda delle blogger, si sa, è anche questa)..e lasciamo voce alle provocatorie immagini di “Montervino”

      Applausi a scena aperta alle modelle e ai vestiti sono proseguiti per oltre 10 minuti e con vera soddisfazioni, crediamo che queste foto possano entrare di diritto nei migliori archivi giornalistici.

      Permetteteci una precisazione, onde evitare che qualcuno possa dire che il filtro informatico nasconda un popolo di “scorfani”, ci sembra evidente che le gentili signore in questione, oltre ad essere ironiche, simpatiche e intelligenti come mostrano tutti i loro post (vi prego, leggeteli), sono anche belle donne, che mostrano il loro lato pratico ma che, con tacco 12 e tubino attillato, fanno decisamente la loro figura (e diciamolo). Mostrare che una donna è indubbiamente versatile e fantasiosa non ha prezzo…per tutto il resto c’è Mastercard! E se spesso anche noi cuciniamo con tuta nera di ciniglia, può anche capitare di indossare scarpe e vestito “da sera” e servire, ovviamente, un bel cioccolato caldo.

    • Libro Nuovo Ricette Nuove: Antonello Colonna

      Mar 24th

      Per andare in vacanza a Sapri (Sa), dobbiamo prendere la Roma-Napoli, con tutto quello che può significare: traffico, file interminabili, partenze intelligenti alle 10 di sera o alle 3 del mattino, il tutto sperando di non trovare ingorghi, non solo sulla Roma-Napoli ma soprattutto sulla Salerno-Reggio Calabria, croce e delizia dei tanti turisti (croce perchè i lavori ventennali sono ancora lì, e delizia perchè quella strada è quella che conduce in posti meravigliosi!). Cosa c’entra questo con la ricetta? Ebbene, quando proprio vediamo che la fila comincia ancora prima del casello di ingresso, in genere scegliamo di aggirare l’ostacolo dei primi km percorrendo la Casilina e attraversando i suoi paesini per poi immettersi successivamente sull’autostrada. Si dà il caso che uno di questi paesini sia Labico e sempre il caso vuole che si passi davanti una porta rossa scura, bellissima, senza vetri e mio padre ogni volta mi diceva che quella porta nascondeva un ristorante bellissimo (ma ahimè, non alla nostra portata!). Solo anni dopo, con la mia passione per la cucina, ho scoperto che quello era il ristorante di Antonello Colonna e tuttora, quando ci passo davanti ho la voglia di fermarmi e bussare…o anche di farmi una foto, tanto per fermare il momento. Io non ho mai avuto modo di assaggiare i suoi piatti ma ne ho sempre sentito parlare come uno dei migliori chef di Roma e d’Italia. Poi prima dello scorso Natale, cosa vedo in uno dei miei classici agguati alle librerie? Il suo libro: I segreti della cucina italiana.  E non potevo non regalarmelo. Perchè adoro i libri di carta, sfogliarli, guardare le foto..mi sembrano più belle dal vivo. E avere un libro di un grande chef, che se ne condivida o meno la filosofia, il modo di fare e di interpretare la cucina, è comunque importante perchè dà la possibilità di ragionare su un piatto e di scoprire cose nuove a cui magari non avresti pensato. Finalmente sono riuscita a provare una delle ricette che mi ha colpito (e sono tante!!): ajo e ojo di mare.

      “Un piatto per non vedenti”, lo definisce Colonna, mettendo in evidenza il fatto che secondo lui, questo piatto non è bello esteticamente ma non ne ha bisogno per la bontà. Sarà..io quando guardo la foto del suo libro,questi spaghetti li trovo “poetici”: un nido di spaghetti su un laghetto di salsa liscia e vellutata color rosa antico. Nelle mie foto noterete che la salsa non è affatto così morbida ma purtroppo non ho un buon cutter e ho dovuto accontentarmi..ma ho pensato di mostrarvelo lo stesso perchè ne vale la pena!

      Vi lascio con vero piacere la ricetta con una sola annotazione: mi è stato gentilmente chiesto di provare un prodotto dell’Ariosto, il preparato con erbe fresche. La prima cosa che ho fatto è guardare l’etichetta e questi sono gli ingredienti: sale marino, rosmarino, aglio, salvia, ginepro, alloro, origano, prezzemolo e piante aromatiche. Null’altro, niente coloranti, conservanti, glutammato monosodico, esaltatori di sapidità etc etc e se ci fossero stati ve l’avrei detto. L’ho usato in questo piatto perchè non avevo tutte le erbe fresche e ha dato un aroma molto gradevole al pesce. Mi ha fatto piacere scoprire un prodotto comodo e senza ingredienti che entrerebbero di corsa nella lista delle cose che non esistono :)).

      RICETTA: AJO E OJO DI MARE DI ANTONELLO COLONNA

      Ingredienti (per 4 persone)

      • 400 gr di spaghetti
      • 1 rana pescatrice (la mia pesava mezzo kg, era piccolina ma eravamo solo in due)
      • cipolla
      • sedano bianco di sperlonga (avevo quello normale)
      • carota
      • 2 spicchi d’aglio
      • prezzemolo qb
      • olio extravergine di oliva
      • 500 gr di pomodori a grappolo
      • peperoncino qb

      Procedimento

      Soffriggere un trito di cipolla, sedano, carota, aglio e prezzemolo in olio evo. Aggiungere i pomodori e di seguito la rana pescatrice spellata e tagliata a pezzi (in questa fase ho aggiunto due cucchiaini delle erbe aromatiche adatte per il pesce). Cuocere per circa due ore (ho messo a fiamma bassa e dopo un’ora e un quarto ho aggiunto mezzo bicchiere di acqua perchè si era asciugato un pò). Frullare il tutto, anche la carcassa e passare al setaccio per ottenere una crema (qui ho avuto il problema che il mio cutter non ha reso la crema abbastanza fine…spero di rimediare presto …comprandomi un cutter!). A parte mettere a bollire la pasta e poi condirla con un soffritto di aglio, olio, peperoncino e una spolverata di prezzemolo, completando con la crema di pesce, messa sul fondo del piatto.

      Mio marito è sommelier e gli ho chiesto (da vera profana e astemia) quale vino ci avrebbe abbinato. Mi ha risposto che ci avrebbe abbinato un Torre del Giano- Cantine Lungarotti (trebbiano 70%-grechetto 30%)…Ho pensato che sarebbe carino abbinare ad ogni ricetta un vino, magari gli appossionati gradiranno!


    • Ravioli ai peperoni cruschi con canestrato e pachino

      Mar 22nd

      L’anno scorso, grazie ad Angela ho conosciuto un prodotto tipico della Lucania: i peperoni cruschi. Strano che, pur avendo origini del Cilento e andando spesso vicino quella zona, non ne avessi mai sentito parlare prima. Sono stati una picevole sorpresa. Riporto dal suo sito:

      “I peperoni secchi sono ottenuti dalla coltivazione di alcuni ecotipi locali di peperone, caratterizzati da uno spessore sottile del frutto e da un basso contenuto di acqua che consentono una rapida essiccazione praticata secondo un metodo strettamente naturale: per due o tre giorni i peperoni appena raccolti vengono stesi su reti nella penombra di locali asciutti e ben areati; poi vengono infilati i peduncoli con uno spago fine ottenendo delle collane dette ”serte” che asciugano al sole, appese a pertiche o ringhiere. A completa essiccazione vengono fritti in abbondante olio extravergine di oliva ottenendo un prodotto croccante e fragrante (peperoni cruschi). Ideale per guarnire primi piatti, carni rosse o baccalà; macinato in accompagnamento a varie pietanze o nell’impasto di formaggi e salumi; sbriciolato su paste al sugo, con aglio, olio e peperoncino o con mollica fritta.

      I peperoni cruschi sono uno dei prodotti tipici più rappresentativi della Basilicata.”

      Io ne ho avuto una busta e me li sto centellinando, dato che mi piace molto il sapore che regalano ad un piatto. E’ come avere a che fare con un peperone..”stagionato”, quasi affumicato. Personalmente, l’ho utilizzati in molte preparazioni, anche se mai fritti, come dovrebbe essere fatto. Il fatto è che i peperoni cruschi mi ispirano modi di usarli diversi dal solito: sarà che la prima volta che li ho assaggiati, era in questa versione e fatti da lei..quindi me ne sono ovviamente innamorata! Ieri sera mi è venuta l’idea di provarli nel ripieno dei ravioli e di condirli semplicemente con pachino e canestrato Moliterno (lo so…certi prodotti non mancano mai a casa mia..che ci posso fare se fanno delle cose così buone da quelle parti???). L’esperimento, a mio parere, è più che riuscito: l’unico problema è che la scorta di peperoni cruschi sta pericolosamente diminuendo, quindi presto dovrò rifornirmi!!!

      RICETTA: RAVIOLI AI PEPRONI CRUSCHI CON PACHINO E CANESTRATO MOLITERNO  English Version

      Ingredienti

      Per la pasta all’uovo (per due persone, piatti normali, o per una, piatto a misura di casa mia!!):

      • 1 uovo
      • 110 gr di farina 00

      Per il ripieno e il condimento:

      • 1 hg di ricotta di pecora
      • 3 peperoni cruschi
      • 1 cucchiaio di pecorino grattugiato (magari di Moliterno)
      • un pizzico di sale
      • olio evo
      • pomodorini pachino
      • canestrato moliterno

      Procedimento

      Per la pasta all’uovo, mi baso sempre su queste spiegazioni postate da Teresa su gennarino (ci sono anche le foto passo-passo): metto le uova nella fontana di farina e le incorporo con un cucchiaio. Ci si bagna le mani (l’umidita’ aggiunta dalle mani bagnate servira’ ad aggiungere la quantita’ esatta di acqua per avere un impasto sostenuto che non si attacca) e si impasta il  con energia fino a formare un impasto molto consistente, bagnandosi di nuovo le mani se necessario.. La pasta e’ pronta dopo una decina di minuti. A questo punto, la metto a riposare per un’oretta sotto una ciotola capovolta prima di stenderla (io ho ridotto per motivi di tempo). Nel frattempo, aprire i peperoni cruschi per togliere i semi e i filamenti, tagliarli a pezzi e metterli in un cutter, per ridurli in polvere sottile (io non ho un gran cutter e mi sono rimaste delle briciole abbastanza grandi..). mescolare la polvere alla ricotta, insieme al pecorino e al pizzico di sale. Stendere la pasta all’uovo ad uno spessore sottile (io ho usato l’Imperia fino alla penultima tacca),  e fare dei grossi rettangoli di circa 10 cm di altezza. Sistemare delle cucchiaiate di ripieno al centro della striscia, ripiegare a metà, con le mani spingere fuori l’aria che si forma vicono al ripieno e tagliare con apposita rotella dentata. Per il condimento, in una pentola antiaderente versare un pò d’olio e cuocere i pachino come spiegato qui, regolare di sale. Cuocere per 5 minuti i ravioli in abbondante acqua salata, scolare bene e ripassarli nella pentola con i pachino. Versare nel piatto e condire con scaglie di Moliterno grattugiate al momento! Buon appetito!

      E’ con piacere che invio, questa ricetta, al contest di Angela i Sapori del Sud.

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    • Maria Grazia Viscito, alias Caris, 39 anni, ingegnere, di Roma, con una grande passione per il cibo e la fotografia, cucina "per legittima difesa"

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