A Santo Stefano per noi è tradizione festeggiare con i parenti di mio marito. Si va tutti a casa di Zia Anna. Ogni anno, la scena è sempre la stessa: già in macchina, cominciamo a pregustare quello che sarà il nostro antipasto, ovvero la stracciatella. Non intendo quella cosa meravigliosa che è la stracciatella pugliese, ma la stracciatella romana, piatto tradizionale riservato al pranzo del dopo Natale perchè ” leggero”. Che sia leggero, ecco, non saprei…probabilmente se consumato da solo, secondo le antiche tradizioni, forse si può condividere. Considerando che per noi costituisce l’antipasto e che normalmente si fa il bis in attesa del primo, qualche dubbio sulla leggerezza si può sollevare…Il problema è che la reale leggerezza del risultato (e il fatto che la stracciatella sia buonissima) ingannano un pò ma durante le feste si chiude un occhio!
La stracciatella è un impasto fatto di uova, formaggio grattugiato, limone e sale, cotto nel brodo. Nient’altro. Come dosi si considera un uovo a testa (infatti noi eravamo 20 e zia Anna ha preparato 25 uova…si vede che ci piace poco!). Ogni anno scende sempre un pò di silenzio a tavola mentre si gusta la stracciatella (personalmente sono conquistata dal profumo del limone) e, una volta finita, c’è sempre una persona che dice :” Chissà perchè la facciamo solo nelle feste..”
Ricetta: Stracciatella di Zia Anna
Ingredienti:
Procedimento:
Mettere le uova, il parmigiano e il limone in una terrina e sbatterle bene a lungo. Regolare di sale. La consistenza deve essere più o meno quella della besciamella.
Versare nel brodo caldo a fiamma alta e rigirare ogni tanto fino a che non si forma i “grumi” di stracciatella. Servire ben caldo.
La tradizione familiare romana vuole che di secondo ci siano il bollito e le puntarelle (sempre per rimanere leggeri dopo il pranzo di Natale!)
Siamo ancora in tempo per fare una cosa veloce e semplicissima!
L’altro giorno ho sentito stavo finendo di Vedere una puntata di Peccati di Gola, quando Montersino, prima di chiudere, dice:
” La pasta di caffè, con la quale ho aromatizzato la crema, è molto semplice da fare. Prendete delle nocciole, molto abbrustolite (devono essere belle scure), lo zucchero e qualche chicco di caffè”
Voi capite che da quel momento ho pensato e ripensato a come farmi una pasta di caffè. Questa è la conclusione. L’ho già usata per aromatizzare la crema per la torta di questa sera e sono molto soddisfatta, perchè si sente bene il caffè ma con un ottimo retrogusto di nocciola…Montersino ha colpito ancora (anche se lui dice queste cose con la massima naturalezza…come se non fossero notizie bomba).
Messa in un barattolino è anche un ottimo regalo!
Ricetta: Pasta di caffè
Ingredienti:
Procedimento:
Tostare le nocciole fino a farle diventare di un bel colore bruno (l’ho fatto, come al solito, al microonde..ma non lo diciamo troppo in giro). Mettere in un pentolino antiaderente lo zucchero con tre cucchiai di acqua. Far andare a fuoco basso finchè non caramella. Aggiungere le nocciole e cuocere per un minuto. Mettere a freddare il composto su un foglio di carta da forno, avendo cura di stenderlo bene (così dopo è più semplice romperlo in pezzi). Una volta freddato, mettere tutto in un cutter (o in un robot da cucina con delle buone lame) e far andare a velocità sostenuta finchè non si forma la crema. Se come me, non avete un buon cutter (purtroppo), usate il robot per sminuzzare in maniera grossolana e poi potete usare, per esempio, il mini cutter del minipiemer. Conservare in un barattolo di vetro. Può essere molto utile per crema, panna, cimabelloni, pds e torte varie.
Con questa ricetta partecipo al contest Nocciolando
Il risotto è il classico primo che viene normalmente inserito in una cena o pranzo importanti…non si sbaglia mai: piace genericamente a tutti, è un primo raffinato e, perchè no, ha un bell’impatto estetico. Il problema è che mi capita di ritrovarmi a mangiare due, al massimo tre tipi di risotti: ai funghi porcini, al radicchio e provola e allo zafferano. Intendiamoci, sono molto buoni ma il riso è talmente versatile che ci si può permettere di abbinarlo a tantissimi ingredienti, ottenendo mille combinazioni originali e altrettanti gusti particolari, in special modo per una sera di festa come quella che sta arrivando.
Questa ricetta si ispira ad una che trovai su un vecchio numero di Sale & Pepe e non l’ho più lasciata, perchè adoro il sapore della zucca combinata col Marsala e col rosmarino: un risotto semplice, ma con un tocco speciale.
Ricetta: Risotto alla zucca, marsala e rosmarino:
Ingredienti:
Procedimento:
Tagliare a tocchetti la zucca, la carota e la cipolla. Riunire tutto in una casseruola, coprire con acqua fredda e portare ad ebollizione. Continuare la cottura per una ventina di minuti fino ad ottenere la zucca molto morbida.
Rosolare in una padella, con un pò di olio, la cipolla tagliata a fettine sottili. Unire il riso e farlo tostare, poi sfumare con il Marsala. Aggiungere gradualmente il brodo vegetale a base di zucca e portare il risotto a cottura. Due minuti prima di togliere il riso, unire la zucca frullata insieme alla carota, mantecare con un cucchiaio di burro, il parmigiano e regolare di sale. Impiattare e cospargere con una manciata di aghi di rosmarino (io ho usato quello secco).
Se non sapete cosa fare della zucca svuotata, questo centrotavola l’ho visto in un fioraio vicino Piazza di Spagna: un artista, secondo me!
Ho sempre amato i baci di dama: li trovo dei biscotti con una consistenza e una fragranza speciali.
Alle volte però capita di amare molto un a ricetta ma di metterla lì, nel dimenticatoio, in attesa di chissà quale risveglio. Risveglio che puntualmente è arrivato quando ho visto quelli di Tuki.
Mi sono ricordata all’improvviso quanto amassi i baci di dama e quindi ho deciso di regalarli insieme ai biscotti dell’etoile. Ho fatto la versione classica e anche una versione all’arancia con il cioccolato bianco (non so perchè..ma l’arancio mi ricorda sempre natale…).
Ricetta: Baci di Dama classici e all’arancia
Ingredienti:
Procedimento:
Montare il burro nella planetaria con la foglia e aggiungere l’estratto di vaniglia. A parte frullare le nocciole con lo zucchero. Aggiungere le nocciole e le farine rimanenti al burro montato e fare andare la foglia finchè non si forma un impasto omogeneo (all’inizio ci saranno molte briciole ma poi si ricompatterà il tutto). Mettere in frigorifero almeno due ore (tutta la notte è meglio). Formare delle palline e farle riposare per 30 minuti in frigo. Cuocere a 180° (su una teglia rivestita di carta da forno) per 15 minuti. Una volta fredde, unire due metà con la crema gianduia.
Per la versione all’arancia, ho fatto disidratare la buccia di due arance (brutalmente nel microonde), ho ridotto in polvere la buccia secca e aggiunto all’impasto. Una volta cotti i biscotti, ho sciolto a bagno maria del cioccolato bianco, unito 3 cucchiai di succo di arancio e uno di latte e ho unito i biscotti.
Natale è alle porte e non potevo non aderire al tormentone “quanti kg di biscotti da regalare devo cuocere?”!
Anzi…voglio esagerare e mi sono divisa il compito in due giornate: oggi ho cucinato la prima parte di biscotti e domani cercherò di finire con l’altra qualità e l’impacchettamento!
Questi biscottini me li ha fatti assaggiare, la prima volta, una signora deliziosa, ottima cuoca e fonte di ricette che sono una garanzia: Zia Crostatina di Coquinaria. Nello stesso pomeriggio mi ha fatto assaggiare la Chiffon cake (sublime…ci sto studiando sopra..) e questi pasticcini: I FROLLINI MONTATI VIENNESI DELL’ETOILE.
Io ancora non conoscevo l’Istituto ETOILE (per intenderci, la scuola di pasticceria dove ha insegnato anche Montersino) ma mi è bastata questa ricetta (e quella della pasta frolla fine) per inserirlo nella mia personale top ten di “posti dove mi piacerebbe andare”, subito dopo Parigi e New York :).
Ringrazio ancora la cara Zia Crostatina per avermi fatto scoprire questi pasticcini, che hanno la fragranza e la morbidezza della pasticceria da the che si trova in pasticceria.
RICETTA: Frollini Montati Viennesi dell’Etoile
Ingredienti:
Procedimento:
Montare il burro con lo zucchero nella planetaria, aggiungere l’albume poco alla volta e l’estratto di vaniglia, setacciare la farina con il sale e aggiungerlo al composto.
Formare i biscotti con la sparabiscotti (con la quale ho ancora un conto in sospeso) o con la sac a poche e metterli a riposare i frigo per 60 minuti. Cuocere a 180° per 15 minuti.
Fatti raffreddare, li ho decorati e farciti in tre modi diversi: intengendoli nel cioccolato fuso, spolverizzando di cannella e intengendo prima nel cioccolato fuso e poi nella farina di cocco. Ovviamente si possono farcire con marmellate, crema al gianduia, zucchero a velo, etc.. o lasciarli semplici perchè sono buoni anche così.
Avete presente quando si apre il frigo e si scova qualche alimento che sta lì da qualche giorno, in attesa di sapere di quale morte debba morire, un ingrediente in genere neanche troppo costoso e di origini “volgari”? E voi siete lì, che decidete di cucinare al volo un piatto con gli avanzi, rendendolo in qualche modo presentabile?
Ebbene, non è questo il caso. Nel senso che avevo degli in gredeinti che mi attendevano, questo sì..ma tutto erano tranne che umili!
L’altra sera, la fatidica domanda spesso ripetuta:
“Che ti faccio per cena?”
Solita risposta da parte di mio marito:
“La carbonara” (come a dire, ovvio..che altro può uscire da quella pentola?)
Rapido calcolo e rispondo “non ho il guanciale!”..altrettanto cambio di espressione di mio marito, da giuliva a depressa, accompagnata da “ah..”
Poi penso a quel bel salame di cinghiale comprato in una gita a Capalbio (praticamente la patria del cinghiale) e al tartufo che custodisco gelosamente e faccio un’altra domanda:
“Ti va bene se mi invento qualcosa?” L’espressione nuovamente giuliva mi ha fatto capire la risposta!
D’altra parte, perchè bisogna inventare un piatto solo con avanzi? e chi l’ha detto che la carbonare non sia un piatto abbastanza nobile da essere arricchito con ingredienti speciali?
E così è nata una carbonara in abito da sera! Confesso che mi sono sentita un pò Csaba della Zorza! :)
Ricetta: Carbonara con salame di cinghiale e tartufo
Ingredienti:
Procedimento:
Mentre cuoce la pasta, mettere in una terrina un uovo, un pò di pecorino, il pepe e sbattere bene. Tagliare il salame a tocchetti e farlo saltare leggermente (per un minuto) in un padellino con un pò di olio. Agiungerlo al composto di uova e formaggio. Scolare la pasta, voltarla nella terrina con il condimento e rigirarla velocemente. Versare tutto nel piatto di portata e condire con delle lamelle di tartufo grattate al momento (che profumo…).
…no.
Alice nel paese di Montersino.
hummm..
Montersino e Alice nel paese delle Meraviglie.
Insomma, come si voglia metterla, Montersino crea delle cose meravigliose! Diciamo che, ogni amante dei dolci che si rispetti, sogna di fuggire con lui (mio marito, ahimè…lo sa! ma dato che ama i suoi dolci, credo che chiuderebbe un occhio!)
Ho visto questa sua ricetta e me ne sono innamorata! Al che, ho deciso di ripeterla anche se l’ho modificata in qualche punto!
Io e le mie amiche (virtuali perchè conosciute in rete ma realissime per quanto riguarda affetto, complicità, collaborazione, appoggio, etc…) abbiamo una tradizione a mio avviso molto carina:
Il BISCOTTO_DI_NATALE_DAY.
Ogni anno scegliamo un giorno e ci mettiamo in cucina, contemporaneamente (per quello che è possibile! A volte qualche differita capita :P) e cuciniamo biscotti natalizi, o comunque quello che il natale ci ispira! Poi raccogliamo il frutto del nostro lavoro e lo condividiamo fotograficamente! E’ come fare un buffet biscottesco virtuale!
Devo dire che questa giornata la aspetto sempre con molto affetto, perchè è un modo per condividere e migliorare l’atmosfera natalizia! E ci raccontiamo dei nostri successi, disastri, piccoli incovenienti e mangiate fenomenali di biscotti da parte dei fortunati parenti!
Quest’anno non sapevo bene cosa fare..quando è venuta in mio aiuto Friggi62, che su Gennarino ha postato una ricetta di una torta a dir poco meravigliosa: “Le 5 frolle” di Gianluca Fusto. Una crostata, certo..ma che crostata! Formata da 5 strati di pasta frolla friabile, profumata e sottilissima, intervallati da marmellata (io l’ho provata sia con frutti di bosco che con lamponi)! A completare il tutto, un delizioso stroisel e granella di pistacchi!
5 strati diversi ma che insieme stanno benissimo, un pò come le mie amiche ed io! Torta perfetta per il BISCOTTO_DI_NATALE_DAY! Grazie di esserci, ragazze…
Vi riporto la ricetta e il procedimento che ha scritto Friggi (che ho seguito in tutto tranne che per la farina…l’ho comprata al mulino che ho la frotuna di avere vicino casa!), e dichiaro la mia spassionata ammirazione per Fusto!!
Ricetta: Le 5 frolle
Ingredienti
Per la frolla:
per lo Stroisel:
Le dosi dello streusel sono abbondanti, la prossima volta le dimezzero’
Per il ripieno
Tabella di marcia seguita
giorno 1 : preparazione frolla e dello streusel
giorno 2: formatura,congelamento e cottura dei dischi di frolla e lo streusel
giorno 3 : montaggio e consumo crostata
Per la preparazione della frolla ho seguito le indicazioni del blog
Portate il burro a 25°, impastate quindi in planetaria il burro, lo zucchero a velo e il tuorlo precedentemente setacciato.
Setacciate insieme la farina, la fecola e la cannella. Aggiungere i restanti ingredienti al burro e lavorare sino a ottenere un impasto omogeneo.
Poi mi sono comportata cosi’
Frolla in frigo per 1 giorno, diviso in 4 parti la palla. Ho disteso un pezzo di frolla sul foglio acetato e aiutandomi con la pellicola, ho disteso con il matterello, poi coppato con forma circolare di diametro 16 cm secondo me si puo’ tirare fino a 20. Ho messo da parte gli esuberi che ho riutilizzato per creare il quinto disco. Ho sovrapposto i 5 dischi intervallati da acetato e posto in freezer fino a completo indurimento.
Questo trattamento di congelamento della frolla lo avevo visto in un video dello stesso Fusto.
Ho cotto a 150° forno preriscaldato e a fessura, due dischi per volta per 20 minuti ca.
Per lo streusel, come il blog
Setacciate tutti gli ingredienti in polvere. Aggiungete il burro a cubetti freddo amalgamando il tutto con con la foglia nella planetaria. Conservate in frigorifero.
Poi ho agito cosi’
Dopo un giorno di frigo , la palla indurita l’ho grattugiata ottenendo uno sbriciolamento che ho poi ‘riappalinato’ con i polpastrelli.Congelatore. Cottura forno a 160 fino all’imbiondire (ca 10 min).
Ho disteso i dischi di frolla sul tavolo e ‘dressato’ ciascuno per 2/3 con la marmellata di lamponi ( appena riscaldata su fuoco) utilizzando il dorso del cucchiaio e partendo dal centro. Nel blog si suggerisce l’uso di sac a poche con bocchetta piatta da 4, ma mi sono trovata meglio a fare cosi’
Ho spolverato con zucchero a velo il terzo restante e sovrapposto.
Sul disco superiore ho distribuito i pistacchi prima abbrustoliti e grossolanamente tritati, e poi lo streusel
Chi l’ha detto che un buon piatto di pasta debba essere per forza ricco di calorie e farci sentire in colpa per almeno un paio d’ore dopo averlo consumato?
Ci sono dei primi che per un romano fanno parte della tradizione…di più, sono parte integrante della vita culinaria giornaliera! Appartengono alla propria famiglia e al proprio angolo dei ricordi, perchè non c’è bimbo romano che tornando da scuola e arrivando a casa dalla nonna, non abbia trovato a tavola, almeno una volta alla settimana, piatti come la carbonara o la matriciana. Ovviamente questo vale per chi ha nonni con origini romane o quantomeno laziali, altrimenti, come nel mio caso, si può spaziare dalle “orecchiette con le cime di rapa” a “lagane e ceci”!
In ogni caso, non si può dire di essere stati a ROma se non si sono provati, nell’ordine, carbonara, matriciana e cacio & pepe!
E di quest’ultima vorrei parlarvi! Uno dei piatti migliori che conosca, tanto semplice nella composizione degli ingrdienti quanto buono…ma, ahimè, terribilmente maltrattato. Il problema è che la pasta cacio e pepe si descrive da sola. E’ fatta semplicemente da 3 ingredienti:
Ultimamente si trovano nei ristoranti del centro, quelli fatti apposta per ricevere i turisti, piatti di cacio e pepe ricchi di burro, di olio…e di dado (giuro che mi hanno detto anche questo). Non voglio fare la purista della situazione ma perchè cambiare le origini di un piatto che nasce dal popolo, che aveva la capacità di creare una cremina gustosa utilizzando solo la giusta quantità di acqua e pecorino per condire un piatto di pasta, introducendo grassi che non sevono e che modificano irreparabilmente il sapore?
Oltretutto, in un tempo in cui si sta sempre attenti alla linea e i dietologi sono i dottori che più pesano sul budget dedicato alla sanità, questo è un piatto splendido!
E allora mangiamoci questa pasta con vero piacere e senza il minimo rimorso!!
La tecnica di cottura l’ho imparata da Paoletta, però l’ho modificata sedcondo la marca di pasta che uso io e la quantità di pecorino che preferisco!
Ricetta: Pasta Cacio e Pepe
Ingredienti:
STOP
Procedimento:
mettere tutta l’acqua nella pentola e portare a bollore.
Immergere i vermicelli e aggiungere il sale grosso (poco).
Dato che quello che crea la cremosità insieme al formaggio, è l’amido presente nella pasta (che finisce poi nell’acqua), la filosofia del procedimento è quello di cuocere la pasta senza scolarla alla fine (e mantenendo quindi tutto l’amido), aggiun gere all’ultimo minuto il formaggio e il pepe, tirare un pochino e servire. In questo modo si crea una cremina molto buona, senza alcuna necessità di olio e burro, ma basata solo sulla giusta quantità di acqua! Ovviamente il pepe va messo secondo il proprio gusto e la quantità di acqua va sperimentata in base alla marca della pasta e al tempo di cottura!
Con questa ricetta partecipo al contest Lagostina di Semi di Papavero!