Ognuno ha le sue passioni: nonno Giancarlo (mio suocero) è appassionato di tutto ciò che è natura, bosco e mondo animale. In particolare, appena il tempo, la stagione e gli eventi metereologici lo permettono, va a raccogliere funghi e spesso torna con veri e propri tesori micologici: i porcini! Chi sono io per non incoraggiare tale passione????? :) In fondo quei porcini bisogna consumarli: è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo! Quando torna dalle sue gite con il cestino carico di funghi, la frase che ci attendiamo con ansia è sempre quella: “ho trovato i porcini!”. Ieri pomeriggio ho ricevuto una telefonata di mio marito, in codice, “mio padre ha trovato i porcini, vedi tu”: il codice decifrato era “stasera funghi per cena!“! Che altro potevo fare se non mettermi a pensare a qualche piatto a base di funghi?
Io con i porcini amo il classico : tagliatelle, oppure risotto. Qualche tempo fa però, ho provato un abbinamento su cui non avrei scommesso: tagliatelle al cacao (home made) con funghi porcini, mirtilli e pancetta. Voi direte che sono matta..ma vi assicuro che l’unione dei funghi porcini con i mirtilli è particolare ma davvero buona: sembra di sentire tutti i profumi del bosco, fra l’asprigno dei mirtilli e l’intensità dei funghi! Ho voluto farne una versione con i ravioli, per variare un pò (giuro che sono abbastanza integralista con i porcini in generale ma ogni tanto sperimento, abbiate pazienza!) ! In questo caso specifico bisogna condire bene i funghi (io ho messo poco sale, uffa..) perchè il ripieno con la ricotta potrebbe coprire un pò il gusto. Non ultimo, il piatto ha dei colori molto belli! Prima della ricetta, un consiglio: spesso con i ravioli si ha il problema della conservazione. Se li si prepara troppo prima, il centro del raviolo si ammolla, il bordo rimane più duro e in cottura tutto questo si avverte. Una nuova blogger (nuova per modo di dire, considerando l’esperienza e la sua meticolosità :) ), ci racconta come fare per evitare tutto questo: la sbianchitura della pasta fresca. Il post è molto bello, interessante e istruttivo, ve lo consiglio!!! In bocca al lupo a Teresa per la sua nuova creatura, che già mi piace molto per argomenti e discussioni!!! Io sarò sempre lì a seguirla!!!
RICETTA: RAVIOLI AI MIRTILLI CON PORCINI E PANCETTA
Ingredienti
Per la pasta fresca
Per il ripieno e il condimento
Procedimento
Preparare la pasta all’uovo: mettere la farina a fontana, le uova al centro e cominciare a mescolare con la forchetta. Impastare bene con le mani e poi coprire e mettere a riposare per un’ora. Nel frattempo mescolare la ricotta, i mirtilli e regolare di sale. Tirare la sfgolia e poi depositare il ripieno, magari aiutandosi con la sacca, in mucchietti distanziati MA SOLO SU META’ della pasta. Poi ripiegare l’altra metà su quella su cui si è sistemato il ripieno e poi tagliare i ravioli: in questo modo, si fa prima e si evita che la pasta si secchi. (mi raccomando, far uscire bene l’aria rimasta con le mani e sigillare la pasta). Mettere sul fuoco l’accua a bollire. Nel farttempo, tagliare a fette sottili i porcini. Scaldare l’olio evo in un pentola, mettere i porcini per un minuto (io questi freschi li cuocio davvero pochissimo) e aggiugere la pancetta (ordine del salumiere di fiducia: anche questa pancetta calabrese andava solo scottata quindi l’ho messa giusto alla fine!) Bollire i ravioli, scolarli e ripassarli in padella con il condimento. Versarli nel piatto e servirli. Nota personale? Io ho spruzzato un pò di cacao amaro sul piatto!
Quel momento arriva, prima o poi, per tutti i genitori e coinvolge, col suo carico emotivo, nonni, zii, cugini e nipoti: il saggio di fine anno. Il saggio di fine anno è una di quelle tappe della vita di un genitore che non si dimentica, un pò come la prima volta che il proprio figlio va a una festa di compleanno di un amichetto e cose simili.
Quest’anno per Albertino non era certo il primo saggio..ma era un saggio speciale, un pò perchè era l’ultimo della scuola materna (pardon, scuola dell’infanzia), il che voleva dire varco di quella grande autostrada che è la scuola materna, un pò perchè il saggio raccoglieva non solo le cose imparate durante l’anno ma tutto ciò che era stato fatto per il 150° dell’Unità d’Italia. In realtà, il tema l’ho scoperto proprio durante il saggio, ma avrei dovuto capirlo da alcuni piccoli indizi dei mesi precedenti. Infatti da qualche tempo, mentre eravamo in macchina (mi accorgo solo ora di quante volta io racconti dei nostri viaggi in auto: difficile prescendire da questo in una città come Roma :) ), Mimì esordiva con canzoni un pò spiazzanti. Di solito lo si sente canticchiare “…Eh già, io sono ancora qua”, “Nella cittàààààà c’è il cuore di un’istrice” per finire con “il meglio deve ancora venireeeee”. Ero rimasta quindi un pò sorpresa nel sentirlo cantare perfettamente :” Funiccolì funiccolàààà jamme jamme jà funiccolì funiccolààà”. L’avevo interpretato come il solito influsso di mia madre (affezionatissima a tutte le canzoni napoletane). Certo è, che mi era parso un pò strano sentirlo intonare “Romagna mia Romagna in fiore, tu sei la stella tu sei l’amore” e il massimo quando a squarcia gola si esibiva in “oi vita, oi vita mia, oi core e chist’ core”. Ma ai miei tentavi di indagare..rispondeva ” è un segreto”.
Poi è arrivato il giorno del saggio e ho capito: la palestra era addobbata con un grandissimo tricolore ed era un tripudio di bandierine e palloncini bianchi, rossi e verdi. Noi genitori e parenti eravamo come al solito emozionati e armati di macchinette fotografiche, telecamere e flash, che neanche negli studi di Cinecittà Due. Dalla musica salterellante si capiva che l’entrata dei bambini era giunta: eccoli lì i piccoli patrioti, equamente divisi con la maglietta verde (i nostri colori), quella bianca e quella rossa. La maestra Lucia, dopo il benvenuto, ci ha spiegato che in questo saggio i bambini avrebbero cantato tante canzoni dedicate al 150° dell’ Unità d’Italia. Al via quindi con l’immancabile Inno d’Italia (tutti in piedi e mano sul cuore), senza scordare “E’ la bandieraa del tricoloreeee è la più bella” (d’altronde noi, come potremmo?) e passare alle altre ma prima le maestre hanno tentato una cosa temeraria: hanno diviso i maschietti da una parte e le femminucce dall’altra. Temeraria perchè a quel punto sono venute fuori tutte le tipologie di bambini canterini: c’era quello che si muoveva come un rapper, qualsiasi fosse la canzone, quello che irrimediabilmente batteva le mani fuori tempo, quello che faceva tutti i movimenti giusti ma sulla canzone sbagliata e quello che, al massimo, faceva su e giù con la testa. Il più divertente era un bimbo con l’aria sperduta che si guardava attorno come a dire “ma io che ci faccio qui?” mentre tutti cantavano. Il problema dei cori alternati maschi-femmine è che, in queste occasioni, viene fuori l’enorme differenza fra mondo maschile e mondo femminile. Non c’è gara: le femmine erano più intonate, più precise, più tutto insomma. In particolare, c’era un gruppetto di 8 bambine fantastiche, una sorta di “congregazione dello zecchino d’oro”: tutte esattamente coordinate non solo con le maestre ma anche fra di loro. Movimenti perfetti, canzoni a memoria, mani dietro la schiena e su e giù della testa che Mariele Ventre ne sarebbe stata fiera. Erano talmente professionali che neanche sorridevano, sia mai avessero perso la concentrazione. I maschietti ci provavano ed erano anche carini…ma appena le femmine entravano in azione si sentivano i vari parenti dire : “eh..con le femmine non c’è niente da fare” (un pò come dire “non ci sono più le mezze stagioni” e “si stava meglio quando si stava peggio”). Il bello era che si adattavano ad ogni stile: a Romagna mia si muovevano a tempo di mazurca, a funiculì funicolà riuscivano a mimare una tarantella e una di loro ha pure preso il tamburello in mano (ritmo alla Tullio De Piscopo). Nei maschietti c’era un miscuglio di stili e durante Romagna Mia ho visto qualcuno muoversi come Eminem..ma giuro che faceva folclore!
Albertino, dico la verità, era un pò svogliato: strano, perchè lui adora cantare. Ma alla fine della giornata si è giustificato con un ” a mà..e non ne potevo più delle canzoni, sempre prove sempre prove e sempre co sta chitarra” ( parlava in romano solo per entrare meglio nel ruolo del patriottico capitolino). Finite le canzoni delle varie regioni d’Italia è giunto il momento della consegna dei diplomi: prima hanno tutti indossato un bellissimo tocco da diplomato, dello stesso colore della maglietta e poi si sono messi in fila per classe, per ricevere il sospirato “pezzo di carta”, viatico per l’ingresso alle elementari! La chiamata della prima appartenente alla congregazione dello zecchino d’oro è stata memorabile: spinta dalle altre, con aria simile all’attrice che riceve un oscar con l’espressione sorpresa di una che “ma proprio io”???” si è avvicinata alla direttrice e si è fatta fotografare senza fare una piega e con un sorriso alla Julia Rogers. Dopo un pò tutte le bimbe avevano ricevuto il diploma, si congrutulavano fra loro ma ecco che… no…orrore, l’ultima, prima di giungere al suo posto, era rovinosamente caduta a terra. L’ho vista quasi cedere al pianto..ma lei, incoraggiata dalle altre, si è ripresa ed è filata al suo posto, tranquillizzata da quella che, si vedeva, era il capo carismatico (la suonatrice di tamburello). I maschietti certe volte non sapevano neanche dove guardare, figurarsi tornare al posto loro…ma in fondo avevano 5 anni ( si sa..i 5 anni femminili corrispondono almeno ai 10 maschili). Non nascondo la commozione nel vedere il Mio albertino in piedi, col carrelino, tenere il suo diploma! Sì, stava diventando grande. Alla fine del saggio, gli ho chiesto cosa volesse (un piccolo premio se lo meritava). Prima ha citato il giocattolo con l’eroe dei cartoni animati del momento e poi mi fa seriamente: ” e poi mi fai un happy hour?”
Io all’età sua non sapevo cosa fosse un “hour”, figuriamoci un “happy“..ma erano altri tempi. E allora…Happy hour sia! Ho pensato ad un happy hour esotico, per festeggiare in maniera un pò moderno-chic!!!!
RICETTA: DRINK DI MELONE, PAPAJA E LATTE DI COCCO CON SCAMPI
Ingredienti
Procedimento
Frullare il melone giallo, la papaja (la qualità “formosa” è eccezionale) e 300 gr di latte di cocco. Scavare il melone giallo e tenerlo da parte. Bollire due minuti gli scampi. Versare il drink nel melone e decorare con gli scampi. Buon Happy hour!!!
Lo vedete quel bimbo che cammina col carrellino? Che corre in bicicletta? Che nuota col suo istruttore? Quel bimbo lì un anno e mezzo fa al massimo gattonava e stava in piedi con dei tutori lunghissimi, che gli imprigionavano le gammbe fino all’anca. Quel bimbo lì è nato con un problema per il quale i migliori dottori non scommettavano sul fatto che sarebbe stato seduto. Quel bimbo lì fa anche 2 o 3 passetti senza carrellino, da solo prima di cadere. Quel Bimbo lì è mio figlio. E va alla fondazione SANTA LUCIA da Gennaio dell’anno scorso. Io non so spiegarvi l’impegno che ci vuole da parte dei medici, della fisioterapista, del bambino e della famiglia, perchè si dovrebbe vivere. Posso però dirvi che in questo preciso momento, tutti i genitori e il personale del Santa Lucia stanno bloccando fisicamente una strada davanti alla Regione perchè non vengono ascoltati e ricevuti. Perchè gli si fa la carità di tenerli buoni mentre si risolvono le soluzioni di altri ospedali, come il San Raffaele (ovvio che è importante anche quello..ma al Santa Lucia dura da anni). Io non so fare che questo..fare pubblicità in rete affinchè qualcuno rispinda. La Presidente Polverini non ha ritenuto opportuno rispondere alla mia precedente lettera, forse non era sufficiente. Credo però che abbia il dovere di ripsondere a mio figlio e di rispondere a chi spende la vita e il lavoro insieme a lui. Stanno togliendo la fiducia nelle Istituzioni a tanta gente e la speranza a tanti malati. Vi prego, se avete idee, mezzi, suggerimenti, di far giungere questo messaggio da parte di mio figlio a chi di dovere. Sono mortificata nell’usare un blog di cucina per fare questo appello, Non dovrebbe essere così, si dovrebbe parlare di cibo, non di sanità e politica…ma ci costringono a farlo e dopo i refrendum, io nella forza della gente ci credo. Scusate se questo post è scritto male e velocemente. Ma ho saputo ora dei problemi ai manifestanti. Vi lascio il mio piccolo che canta fratelli d’Italia. Sentitelo mentre guardate le foto, solo perchè la sua Italia ci può essere e magari, un giorno lontano, potrà visitarla camminando.
Usufruire del servizio postale, in una città come Roma, non è cosa da poco. File interminabili, litigate nonstanti i numeri d’ordine, malumori contro la lentezza del personale e delle persone davanti (d’altronde si sa che quello lento è sempre davanti a noi, è una delle leggi di Murphy più comuni!). Spesso accade che, per tentare di ovviare a tutto questo, vada alla posta del paesino vicino: abitando in estrema periferia, mi posso almeno permettere il lusso di scegliere fra fila in città e fila in paese! In generale, la posta al paese vicino ha un ordine di grandezza di caos nettamente inferiore a quella del mio quartiere e quindi, per spedizioni, raccomandate, bollettini e via dicendo sta diventando la filiale preferita. Siccome però c’è sempre l’eccezione che conferma la regola, quel giorno c’era una bella fila anche lì: dovevo spedire un pacco e avevo a carico La Pasionaria! Una combinazione tremenda, come avrei avuto modo di verificare in seguito! Il tempo passava e sinceramente non sapevo più cosa fare per trattenerla: fortunatamente, ha pensato lei a creare diversivi!
Ha infatti cominciato a parlare di un argomento che ultimamente sta molto a cuore sia a lei che al fratello più grande:
“Mamma, io ho il pisel…” “No!” ho risposto prontamente “sai bene che quella è la parte di Albertino!”
Sono molto fiera di affrontare, con i miei figli, l’educazione sessuale senza eccessivi tabù: cerco di applicare le moderne teorie, per evitare complessi e qualsivolglia turbe o imbarazzi su un fattore naturale e normale, etc. etc.. Da Freud in poi dovremmo pur aver imparato qualcosa (ed è per questo che durante la mia seconda gravidanza Albertino andava in giro a raccontare di “Oguli” e “spermazoi” vari…mai una cicogna e un cavolo hanno varcato le soglie di casa mia..o meglio, il cavolo solo per essere mangiato :) ) Il” piccolo” problema è che come al solito, ai figli tu gli dai un dito e loro si prendono il braccio e pure la gamba! Infatti a questo punto, La pasionaria ha cominciato a spiegare ad alta voce, di quale parti anatomiche fossere dotate lei e il fratello, con precisione quasi scientifica e nessun imbarazzo (tranne quello mio, crescente..). Al che, il pubblico era ormai conquistato. Una signora con aria indulgente ha esordito dicendo “Beata gioventù, sarebbe bello essere così ingenui” e un signore si è addirittura lanciato in una battuta “Eh beh, l’importante è avere le basi fondamentali”, stimolando la comune ilarità, tranne che la mia. Meno male che nel frattempo era giunto il mio turno: dovevo solo spedire il pacco e contavo sulla rapidità. Contavo male, dato che, avendo scaricato dal sito ufficiale delle poste il modulo di invio per posta celere, la gentile impiegata era ovviamente andata in tilt: non sapeva che fare e ha cominciato a rimproverarmi di non aver usato il vecchio modulo a penna. A quel punto era una questione di principio! Non intendevo spedire quel pacco se non col mio modulo e quindi la dipendente ha cominciato a telefonare a tutte le filiali in un intorno di 5 km per farsi spiegare al telefono come fare. Nel frattempo, La Pasionaria continuva a spiegare con dovizia di particolari le differenze anatomiche fra maschi e femmine, tanto che ormai i vari signori mi guardavano con sospetto!. A tutto questo si è aggiunta la sua improvvisa voglia di cantare l’Inno d’Italia (si sa che a casa mia i 150 anni dell’Unità hanno avuto grande rilievo): prima fa una piroetta e poi attacca:
“Frateelli, L’Italia, L’italia s’è dettta, dell’ellmo di cipio s’è INCINTAAA la tettta!”
Ora, io lo so che questo è il suo modo di cantare l’inno e che quelli sono errori non voluti. Certo è che sentire che si è INCINTA la Tetta dopo il discorso di prima, sembrava quantomeno sospetto, ancor più che la manigolda bimba, si è messa a ripetere in continuazione solo questa frase, pur sapendo a memoria tutta la canzone. Io ovviamente stavo litigando con la dipendente ma quando mi sono accorta degli sguardi, ormai di disapprovazione, delle altre persone, ho tagliato corto, ho spedito il pacco e mi sono beccata anche un ” e la prossima volta usi mezzi tradizionali…..”
Personalmente non credo molto nell’ingeniutà dei bimbi piccoli, men che meno in quella dei miei. Appena saliti in macchina, la portarice sana di “ingenuità” scoppia in una risatina e mi fa “hai fatto una figuraccia…”. E lo sapevo che dovevo parlare di cicogne e cavoli…ormai il danno era fatto, quindi mi sono semplicemente diretta, insieme al bagaglio di teoria moderne sul come non creare tabù ai bambini, verso il miglior Norcino della zona: come dire, almeno affoghiamo tutto nel cibo!
Quel norcino lì, una sorta di paese delle meraviglie per appassionati di salumi, maiali & co. vende anche una cosa buonissima: la crema di lardo e guanciale! La vende anche a differenti gusti: basilico, rosmarino, tartufo, olive e chi più ne ha più ne metta. Questa crema, ottima sulle bruschette e sulla pizza bianca, ho deciso di provarla su una semplicissima pasta che facciamo solitamente quando abbiamo fretta. L’ha resa cremosa e saporita! Non dietetica ma adattissima al bel pic nic sul balcone che abbiamo improvvisato al volo, rigorosamente tutto colorato e in plastica! (Questa azienda fa cose molto carine e mi sbizzarrirò un pò con i loro prodotti)
RICETTA: TAGLIATELLE ALL’ABRUZZESE CON CREMA DI LARDO E GUANCIALE AL BASILICO
Ingredienti:
Procedimento
In una padella con i bordi alti, mettere un pò di olio evo e lascia soffriggere la cipolla rossa tagliata sottile. Aggiungere la pancetta e far rosalare per bene (ma senza seccarla). Nel frattempo, cuocere la pasta nell’acqua bollente, scolarla e versarla nella teglia. Aggiungere una bella manciata di pecorino e un cucchiaio di crema di guanciale (se non l’avete potete fare anche senza..è solo un cremoso tocco in più). Aggiungere il basilico fresco (e a chi piace anche la salvia) e rigirare sul fuoco per un minuto o due, fino a far amalgamare tutti gli ingredienti. Servire ben caldo.
P.S.: perchè all’Abruzzese? non lo so, l’abbiamo sempre chiamata così!!!!
Non ero mai stata in un pastificio. Ero molto curiosa, avevo passato un pò di tempo a pensare a cosa avrei trovato e mi immaginavo fila di pasta che scendevano in qualche rullo, rumori forte, spaghetti volanti e tanti tanti pacchi di pasta. Tutto questo c’era. Ma se qualcuno mi chidesse di dire la cosa più importante che mi ricordo del pastificio Garofalo, direi: l’odore della farina. Era buono..il profumo si spandeva ovunque e mi sembrava di essere in un panificio piccolo, ad assoporare il profumo delle diverse farine. Io la Garofalo la mangio da quando sono piccola e non dovevamo certo convicermi di chissà quale qualità che non conoscessi. Se mi avessero descritto le mille e una caratteristiche dei 66 tipi di trafilatura non mi avrebbero lasciato un ricordo superiore. Ho sentito l’odore della farina migliore che possa ricordare, in una fabbrica enorme, con tanti macchinari, rumore, pacchi di pasta. Sì, l’odore artigianale della pasta. Ora è una certezza.
La gente del Fud porta grandi collane e stoffe vivaci..
La gente del Fud mangia panettone a giugno…
La gente del Fud mangia..e mangia tanto, con gioia..
La gente del Fud degusta la pasta..senza sale e dopo 10 minuti (e verifica che sia ancora bella nel piatto)…
La gente del Fud sta insieme e si diverte..
La gente del Fud è senza cravatta ma con una maglietta (anzi due)…
La gente del Fud viene accolta da ragazzi disponibili e, soprattutto, viene accolta da “Messi”…
La gente del Fud si gode le bellezza della terra e della vita…
La gente del Fud ha un suo progetto e sono felice di farne parte…
Ci sono delle ricette che leggi e ti colpiscono subito! Può essere per l’aspetto, per il sapore che immagini, per i colori che ha il piatto. Quando ho visto questa pasta praticamente ho deciso all’istante che l’avrei fatta (scavalcando tutti i piatti della mia to-do-list). Mi piaceva l’idea di un grande classico, come l’aglio e olio, rivisitato da una chef molto bravo (Raffaele Vitale) e reso accattivamente da quegli straccetti di mozzarella di bufala: non posso farci nulla, per la mozzarella di bufala si possono fare follie! Ricordo un mio collega napoletano a cui raccontai che una persona che conoscevo congelava abitualmente la mozzarella di bufala (confesso che con il fior di latte mi capita…ma con la bufala nooo): lui, da buon napoletano, si fece il segno della croce e mi rispose “Gesù mio, la mozzarella di bufala nel congelatore?? Neanche nel frigo va!” E giù un altro segno della croce come a chiedere perdono del “peccato culinario” commesso da qualcunaltro!
C’è stata una bella manifestazione a Paestum, Le strade della Mozzarella. Purtroppo me la sono persa, ma mi sono ripromessa di andarci il prossimo anno. Incontri così dovrebbero esserci più spesso…dato che poi vengono fuori, per esempio, primi come questo e anche molto di più. Qui si uniscono pochi ingredienti ma buoni, che danno vita ad un primo inaspettato, a maggior ragione perchè pensi di sapere tutto sulla pasta aglio e olio…evidentemente tutto non so! Inoltre mi è piaciuta molto la modalità di cottura della pasta: finire di cuocerla quasi “risottata” in padella, con il condimento del sugo e con l’acqua di cottura (io ho usata l’acqua scolata dai broccoletti). Secondo me dà un aroma molto buono.
Vi lascio la ricetta:
RICETTA: SPAGHETTI AGLIO E OLIO IN ACQUA DI BROCCOLI E STRACCETI DI MOZZARELLA
Ingredienti (per 4 persone..da noi per due!!!!)
Procedimento per acqua di broccoli:
Lessare i gambi e le foglie di broccoli, scolarli e pressarli in un setaccio fino ad eliminare tutta l’acqua di cottura., passarli quindi in un mixer unendo un filo d’olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale, fino ad ottenere una salsa fluida e brillante. In un padellino soffriggere aglio, olio e peperoncino ed aggiungerlo alla salsa precedentemente ottenuta.
Per il sugo
Mettere sul fuoco una padella a bordo alto, con olio, aglio a fettine, peperoncino e gambi di prezzemolo, fino a far imbiondire l’aglio. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, a cottura molto al dente, mantecarla nella padella con il sugo aggiungendo acqua di cottura (ho usato metà anche l’acqua scolata dai broccoletti) e continuare a cuocere mescolando continuamente con una pinza da cucina, fino ad ottenere l’emulsione dell’olio con l’amido della pasta .
Comporre il piatto:
Sistemare a specchio l’acqua di broccoli in un piatto fondo e con la pinza arrotolare a nido gli spaghetti, aggiungendo il sugo ottenuto e l’aglio croccante. Decorare con una foglia di prezzemolo e gli straccetti di mozzarella.
Uscita dall’ufficio, stavo facendo il mio solito viaggio in metro, “pregustando” il ritorno a casa e pensando inevitabilmente, a cosa preparare a Mimì & Cocò. Gli “spaghetti di Kung fu panda” (ovvero minestrina con bordo vegetale e spaghetti spezzettati)? “la pasta di Hulk” (ovvero pasta al pesto)? Le onnipresenti polpette di nonna ( quella bustina piena di polpette fritte che ormai fa parte del corredo che riportiamo a casa dopo una visita a mia madre)? Immersa in questi nobili pensieri, sentivo solo in lontananza la presenza degli altri viaggiatori: vicino a me c’era una mamma col suo bimbo di 5-6 anni (capelli a spazzola e occhiali fondi), un signore leggeva un giornale, un ragazzo studiava degli appunti, etc etc. A un certo punto, il mio sguardo è stato attirato, direi bloccato, da questa immagine: una ragazza sui 18 anni, senza un filo di trucco ma col viso giovane e dall’aspetto genuino, skateboard alla mano, maglietta corta e pantaloni al ginocchio da skateborder…insomma, aveva l’aria della classica ragazza sportiva, carina..magari poco femminile ma un bel fisico davvero. Questo fino al ginocchio. Dal ginocchio in giù sembrava di essere in un’altra dimensione: c’erano delle gambe. Eh, direte voi, sai che novità. Peccato che le gambe in questione fossero ricoperte da una lunga coltre di peli, che neanche un 16 enne in pieno scompenso ormonale. Quelle gambe lì, di sicuro non avevano mai visto non dico un’estetista, ma neanche la porta di un centro estetico. Sembrava uno strano essere mitologico, per 2/3 ragazza sportiva acqua e sapone, per 1/3 ragazzo in pieno sviluppo, con gli ormoni che si prendevano a cazzotti, per quanti erano. Con un filino di perplessità, ho pensato che in fondo, per il principio di autodeterminazione del bulbo pilifero, ogni donna ha il diritto di scegliere se provare o meno l’ebrezza di una ceretta, il profumo delicato delle varie creme depilatorie e perchè no, il dizionario del nome di tutti i santi che si richiamano alla mente quando solo si avvicano quegli aggeggi infernali tipo Silke pil (o come diamine si chiama)…certo era che, nelle sue condizioni, probabilmente avrei evitato pantaloni corti ma in fondo poteva essere una mia sovrastruttura mentale, imposta dalla società consumistaica modaiola, etc etc… A interrompere queste considerazioni, sento la voce del bimbetto coi capelli e spazzola e gli occhiali che dice ad alta voce, rivolgendosi alla ragazza:
” Ma perchè tu hai i capelli sulle gambe??”
Per una volta tanto, una frase simile non veniva pronunciata da uno dei miei figli e ho provato simpatia e profonda comprensione per la mamma vicina che, lo so, ha avuto un piccolo colpo al cuore. La gente attorno ha cominciato a guardare verso l’altro e a leggere con interesse tutte le fermate della metro, gli adesivi con le spiegazioni anticendio, i giornali gratuiti, guardando di sottecchi la ragazza prima e la mamma poi, la quale, annaspando un pò ha fatto solo in tempo a sibilare un “Filippo!!!!” per poi guardare verso la destinataria di tale richiesta pensando a una profondissima frase di scusa. La cosa più bizzarra però, è stata la fulminea risposta dell’essere mitologico (in lingua tedesca/svizzera/austriaca..non saprei dire con precisione).
“eheh, pampino, noi nel mio paese, mangiare tanto pollo e quello fa crescere peli sani e forti”
Se la risposta del bambino ci aveva fatto fermare un attimo il cuore, qui tutti abbiamo sgranato gli occhi e ci siamo voltati verso la fonte di tale rivelazione. Mentre cercavo di ripercorrere la correlazione fra visita all’estetista e mangiata stratosferica di pollo al forno, la mamma, ormai mia complice, fa sottovoce ” e meno male che i polli italiani non fanno quest’effetto”. Effettivamente, questa non l’avevo mai sentita. Non so a che tipo di pollame fosse abituta la crucca-girl..ma istintivamente ho pensato che sarebbe troppo semplice, per evitare l’annoso problema dei peli in eccesso, quello di smettere di mangiare pollo. Non può essere, in base a uno dei prinicipi di Murphy, per cui se una cosa ha una soluzione semplice, certo non capita a te! Detto questo, le varie persone hanno ripreso le loro attività, scuotendo un pò la testa, la mamma ha preso Filippo per una mano sussurrandogli un minaccioso “poi facciamo i conti” e io ho trovato di colpo la soluzione alla mia cena quotidiana, decidendo di sfidare la sorte:
Polpette di pollo al limone. Se mai dovessi avere strani effetti collaterali, sarà mia cura informarvi.
RICETTA: POLPETTE DI POLLO AL LIMONE SU COULIS DI BASILICO
Ingredienti
Procedimento
Mettere a bagno il pane col latte e aspettare che si ammorbidisca. Mescolare la carne macinata, l’uovo, la buccia grattugiata del limone, il sale, il vino bianco (io l’ho fatto con la planetaria e la foglia). Fare delle polpette e passarle nella farina (avere le mani un pò bagnate può essere utile per formare le polpette: usare un pò di vino bianco o di latte avanzato prima). Mettere sul fuoco una pentola con olio d’oliva., Quando è ben caldo, sistemare le polpette e sigillarle un pò in cottura. Aggiungere il succo di limone spremuto. Far evaporare bene, aggiungere l’acqua fino a coprire le polpette e lasciar andare a fiamma bassa fino a cottura (dopo 15 minuti ho chiuso).
Le polpette possono essere anche servite come finger food, magari appoggiate su un cucchiaio di basilico tritato con olio e un pizzico di sale. Estivo e comodo!!!
P.S.: COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Il termine del contest Metti uno stilista a cena, causa forza maggiore (cioè mia assenza!) viene prolungato fino al 15 Luglio
Pochi giorni ho finalmente potuto godere del regalo che mi sorella mi ha fatto per il compleanno (sì lo so che il mio compleanno è stato a Marzo..ma prima non ho potuto): una giornata rilassante in una SPA, potendo scegliere fra diverse strutture. Io ho scelto il castello che vedete nella foto…medievale, affascinante, magico e lontano dal caos! Dov’ero? Al castello di Nerola (Rm). Che meraviglia potersi immergere in altre epoche, situazione, tempi e luoghi! In effetti, mentre ero in piscina e giravo fra i giardini pensili mi dava fastidio tutto ciò che potesse riportarmi all’epoca contemporanea (rombo di una moto in lontananza, squilli di cellulari, etc..). Tutta Italia è ricca di posti così.
Vicino Roma ci sono castelli davvero unici e io ne sono sempre attrata! Sarà che la loro bellezza, imponenza e valore artistico mi fanno sentire per un pò una principessa: facile immaginarsi vestita con tuniche colorate mentre si vaga per quelle sale e per quei giardini. In posti così, adoro rinnovare un rito per me carissimo: quello del the. Prendere il the mi è sempre piaciuto, per il profumo, per il colore, per la sensazione che si ha bevendo quel liquido ambrato..e poi io ci abbino sempre dei dolci buoni. E’ un pò ritrovarsi e coccolarsi, dedicarsi dei minuti di pace. Spesso mi piace invitare amici e parenti per il the, perchè è anche un rito che mi piace condividere! Quando ero in quel castello, ho preso un the e l’ho sorseggiato sotto un albero che si trovava in un giardino segreto, a guardare il panorama e i fiori. Sarebbe stato tutto perfetto se avessi potuto avere il mio dolce da the preferito: la 5 frolle. Ma quello è difficile da trovare..anche in un castello! Allora l’ho rifatto, in versione estiva e l’ho preparato immaginando come sarebbe stato poterlo mangiare nel castello di Nerola! Non si può certo avere tutto..ma sognare è lecito, no???
Ho preparato una versione estiva delle 5 frolle, con lemon curd, marmellata di fragole e fragole fresche. Stavolta ho evitato lo streusel e ho lasciato curd e fragole in bella vista. Vi posso garantire che si viene trasportati in un castello nel giro del primo assaggio :). L’inventore della 5 frolle, Gianluca Fusto…ha tutta la mia ammirazione e riconoscenza!!!!
RICETTA: LE 5 FROLLE CON LEMON CURD, MARMELLATA DI FRAGOLE E FRAGOLE FRESCHE
Ingredienti
Per la frolla:
Per il ripieno
Procedimento
giorno 1 : preparazione frolla
giorno 2: formatura,congelamento e cottura dei dischi di frolla
giorno 3 : montaggio e consumo crostata
Per la preparazione della frolla:
Portate il burro a 25°, impastate quindi in planetaria il burro, lo zucchero a velo e il tuorlo precedentemente setacciato.
Setacciate insieme la farina, la fecola e la cannella. Aggiungere i restanti ingredienti al burro e lavorare sino a ottenere un impasto omogeneo.
Ho riposto la frolla in frigo per 1 giorno, diviso in 4 parti la palla. Ho disteso un pezzo di frolla su un foglio di carta da forno e aiutandomi con un’altro foglio messo sopra, ho disteso con il matterello, poi coppato con forma circolare di diametro 16 cm (secondo me si puo’ tirare fino a 20 e così ho fatto). Ho messo da parte gli esuberi che ho riutilizzato per creare il quinto disco. Ho sovrapposto i 5 dischi intervallati da carta forno e posto in freezer fino a completo indurimento.
Ho cotto a 150° forno preriscaldato e a fessura, due dischi per volta per 20 minuti ca.
Ho disteso i dischi di frolla sul tavolo e ho cominciato a formare gli starti alternando la marmellata di fragole col curd di limone
Ho completato l’ultimo strato con lemon curd e fragole fresche.
Questa ricetta mi sembra adattissima per Tuki e il suo bellissimo contest e quindi gliela invio con piacere!