Crivella: il salotto chic e gustoso del Cilento, crocevia di luoghi e sapori.

Ago 29th

Ho passato, passo e passerò le mie estati e le mie ferie a Sapri, la perla del Cilento.

Chi legge questo blog, sa quanto io sia legata sia al paese che alle persone.

Fanno parte dei miei ricordi e del mio vissuto. Il caso vuole che una di queste persone, amica di mio padre e, lo dico con orgoglio, anche mia, sia Enzo Crivella.

Chi ama il mondo del gelato e dei dolci, e della gastronomia in generale, conosce da tempo il nome di Enzo. Chi frequenta Le Strade della mozzarella, ad esempio, ha avuto modo di gustarne le creazione.

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Io posso parlare da cliente storica, certo, ma anche da chi ama conoscere i personaggi che hanno tanto da dare, che insegnano, anche non volendo, solo con una discussione. Se c’è una cosa che amo, è quella di farmi una chiacchierata davanti ad un buon dolce. E da Crivella so che c’è sempre da aspettarsi qualcosa.

Mi mancava. Perché qualche anno fa aveva chiuso la Chocolathera e lasciato aperto solo la gelateria per andare a Salerno. Ma per me la Chocolathera voleva dire tante cose. Capivo la sua voglia di tentare altre esperienze eppure sono stata felicissima di sapere che questa era l’estate della riapertura. Enzo ha collaborato per un po’ di tempo con la gelateria Kriò a Salerno. Ma le persone sono differenti, ognuno ha la sua filosofia e il suo modo di lavorare; dopo un po’ non ci si ritrovava più e ha deciso di interrompere la collaborazione e riaprire nel suo paese natio. Se volete assaggiare i suoi gelati e partecipare al suo salotto, non c’è altro posto se non la Chocolathera e solo a Sapri potrete trovare i suoi metodi e la sua ricerca.

La scelta non è stata facile, anzi. Vale sempre ahimè, forse con Enzo anche troppo, il nemo propheta in patria e a volte proprio con persone del luogo si fa più faticaa farsi apprezzare. Ed è un peccato, perché oggi nulla come la capacità gastronomica porta turismo, se vogliamo guardare il lato pratico, quindi mi auguro che i sapresi si coccolino un posto come quello. Non solo i sapresi, ovvio, ma capisco la stanchezza di chi si inquieta quando vede la scritta di gelateria artigianale su negozi che usano basi industriali, non partono dagli ingredienti, vendono patatine in sacchetti e te in contenitori di plastica, mentre lui offre gelati fatta a partire da zero. caffè diversi e provenienti da tutte le parti del mondo, dolci di pasticceri egregi, prodotti del luogo altrimenti dimenticati.

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Parte dagli ingredienti quindi: latte (nobile) e ricotta (altrettanto nobile). Tutti devono svolgere il lavoro di gelataio in questo modo? Certamente no, ognuno fa le proprie scelte e considerazione, in base alle proprie abilità e in base al tipo di prodotto che vuol vendere. Però anche il cliente deve fare lo sforzo di cercare di rendersi cosciente di quello che compra e di quello che mangia. Insomma, sentire sulla spiaggia di Sapri “Sai che c’è, quel gelato sa troppo di latte ed è poco colorato” è cosa quanto meno assurda. Il nome di artigiano va guadagnato e non messo sull’insegna a prescindere.

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Andiamo per ordine: la gelateria Crivella, sul lungomare di Sapri.

Senza andare troppo sul tecnicismo, che onestamente non mi compete, Enzo Crivella ha scelto di partire da un certo tipo di ingredienti: il latte nobile e la ricotta di latte nobile per i suoi dolci. Prima di quest’estate non l’avevo mai assaggiata. Confesso che quella ricotta non ha fatto in tempo ad arrivare a nessuno della mia famiglia. Io, una cosa così, non l’avevo mai assaggiata e me la sono finita seduta stante. Presa dal rimorso, ho concesso il latte ai bimbi, che ringraziano. Il gelato di Crivella parte con ottimi presupposti, questo è il punto, a cui si aggiungono prodotti con una storia. “Ho cinque tipi di nocciole, con cui faccio un gelato con sfumature diverse”, è cosa che mi fa riflettere.

Il bello di Enzo è anche la sperimentazione, che attua senza mai cadere nell’estremo. Se vi dicessi che ho mangiato un gelato alle olive di Pisciotta con olio, che era qualcosa che porterò fra i miei ricordi più cari? Gusto netto ma delicato, sorprendente ma riconoscibile. Non è quel gusto che fa dire: “ e che ci sarà mai dentro?”. No, lo si assaggia e si si pensa a sapori conosciuti, che magari non ci aspettiamo in gelato. E vogliamo parlare di quello ai fichi bianchi del Cilento? Io non sono una che spasima per il gelato alla frutta, ma quando lo vedo in mezzo agli altri gusti, so già che non ce ne sarà per nessuno.

Ma val sempre la pena di provare i classici e discreti (nocciola, pistacchio, etc,), quelli esclusivi e accattivanti (sette veli, sette veli al limone) e quelli nuovi-con-sorpresa (napo-leone ad esempio, pistacchio con pezzi di cioccolato fondente e wafer).

Personalmente quando entro in una gelateria, comincio col valutarne il cono: quello di Crivella è davvero buono, non troverete mai quei coni in simil plastica che si fa fatica a masticare.

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La Chocolathera, proprio di fronte la gelateria: apriamo un capitolo, anche due o tre, a parte.

In un locale molto bello, piccolo ed elegante, con un bancone ricavato da un antico bancone di una farmacia, che vale la visita, troverete ad accogliervi Enzo. La novità nel locale, dopo la riapertura, è una parete su cui le tante persone che passano di là stanno lasciando una firma, scritta col gesso (e sì, troverete anche la mia, nell’angolino in fondo a destra!). Tanti i personaggi: giornalisti, produttori, pasticceri, chef. Ognuno che lascia un messaggio ad Enzo. Bella, questa parte. Si sta un po’ a guardarla, perché rende l’idea della vitalità di quel posticino, sul tipo di persone che facilmente si possono incontrare.

E l’occhio cade anche sul biglietto di Iginio Massari ( fonte di episodi che possono far parte di una delle famose chiacchierate), che rende bene l’idea: una “gastronomica simpatia”, quella nata fra loro.

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E poi le lavagne, sia interne che esterne, dove si trovano le indicazioni sui dolci del momento. Mi piace che non ci sia un cartello stampato con prodotti fissi e stabiliti, ma una lavagna da cancellare e riscrivere ogni volta: perché i prodotti cambiano, i dolci pure e le stagioni si susseguono. Non si può e non si deve avere sempre le stesse cose in qualsiasi periodo. Un artigiano questo lo sa.

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La cosa bella della Chocolatera e che vi potrete trovare i dolci di tanti maestri della pasticceria italiana: qui i dolci circolano e si fanno conoscere, e in un unico posto trovate dalla Sicilia alla Campania, dalla Toscana alla Calabria e così via.

Quelli di cui ho goduto quest’estate in particolare? I cornetti di Alfonso Pepe, il primo pensiero dei miei figli al risveglio, e i panettoni di Pietro Macellaro. Tanto per dirne due.

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Su Macellaro e i suoi panettoni, si potrebbe scriverne per ore. Una colazione che andava a ruba era il suo panettoncino farcito con yogurt greco, marmellata di mandarino di Ciaculli e miele. Praticamente sono qui, al ritorno delle vacanze e ci penso con nostalgia. A ferragosto, il panettone maxi servito con gelato al limone è stata una di quelle cose che ha creato fra il pubblico diffidenza prima (con tanto di scritta “il Panettone si mangia a natale”), e sbalordimento poi, anche se c’era da aspettarsi queste reazioni dall’unione di due personaggi come questi.

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Ma poi i biscotti, sia quelli fatti dalle donne del posto, sia quelli di Macellaro fatti con burro di bufala, che nulla hanno da invidiare alla biscotteria francese.

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Doveste pensare che sono esagerata, ditemelo che vi accompagno volentieri da Enzo, che vi saprà illustrare meglio di me le sue cose. Io, per non disturbarvi, mi mangerò una fetta a caso delle torte del momento, seduta al mio solito tavolino: volete seguire il mio esempio?

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About the Author,

Maria Grazia Viscito, alias Caris, 39 anni, ingegnere, di Roma, con una grande passione per il cibo e la fotografia, cucina "per legittima difesa"