Torta ricotta e fichi

Ago 22nd

Il mare fa bene ai bambini”, continuano a ripetere imperterriti i pediatri e non potrei essere più d’accordo. Peccato che si dimentichino di aggiungere che spesso fa male alle mamme. La scorsa settimana, con un caldo umido che ci faceva invocare ad ogni ora un temporale (non siamo stati ascoltati), Albertino e La Pasionaria si sono scialati (per usare un termine saprese non facilmente traducibile! Diciamo che può essere inteso come un” si sono divertiti, rilassati e goduti l’atmosfera” ma non rende abbastanza l’idea di pura soddisfazione), facendo bagni al mare lunghi almeno un’ora e giocherellando sulla spiaggia

Posso dire con grande contentezza che Albertino sembra rinato, dopo l’intervento! La convalescenza non è stata facile e per un bimbo disabile è ancora più complicato ma a vederlo adesso nessuno direbbe che è stato fermo in un letto per 2 mesi: ha ripreso a usare il deambulatore (tipo la sua partita di calcio, ricordate?), ha ripreso ad andare in bicicletta e, per sua somma gioia e mia preoccupazione, ha cominciato a nuotare senza braccioli, con maschera e boccaglio anche a largo! La piccola, che imita il fratello qualsiasi cosa lui faccia, ha imparato ad andare in bicicletta e a nuotare facendo qualche “immersione”, il tutto al grido di “ lasciami, faccio da sola”.

Ieri, giornata storica dell’addio ai braccioli, guardavo Albertino nuotare e mi è scappato un classico e smielato

ma guarda il pesciolino di mamma”.

Tanto per ricambiare, lui si gira e mi dice “ E tu sei la mia seppiolona”.

Sarà che con l’abbronzatura sono passata dal bianco latte al bianco panna, sarà la mia espressione basita ma la gente attorno ha cominciato a ridere, e rideva ancor di più quando i malandrini hanno cominciato a chiamarmi a gran voce e a ripetizione “seppiolona”. L’anno scorso sempre lui mi aveva dato del dinosauro. Non mi è chiaro se il passaggio dinosauro-seppiolona sia un’involuzione o un’evoluzione ma dato che l’importante è essere ottimisti, ho deciso che, ai suoi occhi, devo essere migliorata…. magari fra qualche anno assurgerò agli onori dell’alice.

Finito il lungo bagnetto e l’estenuante “è ora di uscire””no  adesso no, altri 5 minuti”, ci siamo messi sulla spiaggia a giocare con i sassi, o meglio, loro giocavano e io tentavo di prendere il sole. Il primo gioco, cominciato dalla piccola di casa, era “qual è la dimensione massima del sasso che riesce ad entrare nell’ombelico di mamma?” Alla prima gettata di sassolini bollenti sulla mia pancia, ho tirato fuori una bella  sgridata ma sono stata ripresa immediatamente dal fratello che mi ha detto, con aria solenne “stiamo solo facendo un esperimento mamma. Sulle dimensioni, come a scuola”. Non volendo tarpare le ali al loro desiderio di prove empiriche, ho lasciato fare  e, dopo innumerevoli tentativi, sono giunti alla seguente conclusione: nell’ombelico de La Pasionaria entra un sasso piccolo, in quello di mamma un sasso medio e anche uno grande (dopo apposita estensione del “contenitore”con le loro dita). A quel punto ho capito che il mio contributo alla causa era stato più che sufficiente e ho detto loro di giocare accanto a me tranquilli e di lasciare in pace il mio ombelico.  Evidentemente la passione scientifica non era scemata perché, dopo un po’ che non li sentivo dir niente, ho aperto gli occhi e ho trovato davanti a me la seguente scena:

la Pasionaria era sdraiata sull’asciugamano con la testa rivolta da una parte e Albertino le stava infilando un numero imprecisato di sassolini all’interno dell’orecchio. Probabilmente volevano valutare la capienza del padiglione uditivo e, prima che riuscissi a dire qualsiasi cosa ho sentito dire allo scienziato in erba “dopo proviamo con la bocca”.

La mia pazienza non ha retto: lo ho abbondantemente sgridati per il gioco pericoloso e  ho detto che non dovevano infilare più sassolini in nessuna parte del loro corpo, punto e basta. Mi sono alzata per sistemare l’ombrellone che stava pericolosamente oscillando, quando mi giro e li becco infilarsi, con le palette, i sassolini all’interno del costume.  Pregustando la futura pioggia di sassolini sul pavimento della camera, ho definitivamente bandito sassi, sabbia & co. dalla nostra postazione. La Pasionaria allora si è messa comoda e ha posato le gambine sulle mie ginocchia sdraiandosi all’ombra. “Che carina”, ho pensato.

Come ogni mamma che si rispetti, le ho detto, con tono sognante “sei la bimba più bella del mondo”, ricevendo in risposta un naturalissimo “lo so”.  Con un’aria molto seria ha aggiunto “Mamma, tu sei un ottimo poggiapiedi”.

In un solo giorno il mio primogenito mi aveva definito seppiolona e la mia secondogenita mi aveva dato del poggiapiedi: c’era di che far morire di invidia tutte le mamme della spiaggia. Il mare cominciava a farmi male: era giunto il momento di  raccogliere le nostre cose e avviarsi verso casa! Avevo una festa da preparare io!

Infatti di questo periodo sono concentrati tutti i compleanni della famiglia (tranne il mio) e quindi era prevista, la sera successiva, la festa con i parenti di qui (quella in Puglia è già stata fatta e quella a Roma è da farsi). In Puglia ho avuto la brillante idea di fare una torta decorata per ognuno, con Dora e Diego, i protagonisti di uno dei loro cartoni animati preferiti!!! La fatica e la complessità è stata tale che qui mi sono rivolta alla mia beneamata e rassicurante torta  ricotta e fichi. Nessuna decorazione fantasmagorica ma il risultato merita comunque! (a proposito, qui trovata la versione con ricotta e pesche)

Torta ricotta e fichi

Prep Time: 30 minutes

Cook Time: 45 minutes

Total Time: 1 hour, 15 minutes

Torta ricotta e fichi

Ingredienti

  • Per la daquise
  • 200 g di nocciole tostate
  • 200 g di zucchero
  • 200 g di albume
  • Per il ripieno
  • 800 g di ricotta di pecora
  • 200 g di zucchero
  • 500 g di panna da montare
  • 1 kg di fichi
  • 200 g di zucchero
  • 30 g di burro

Procedimento

  1. Per la daquise, macinare finemente le nocciole tostate con 1/3 dello zucchero. Con la planetaria o lo sbattitore, montare gli albumi (tenuti almeno un paio di ore a temperature ambiente) con lo zucchero rimasto, fino ad ottenere una meringa lucida e ben montata (non è il caso di avere fretta).
  2. Unite, facendo attenzione a non smontare il composto, la farina di nocciola. Versate l’impasto in due cerchi di metallo da 30 cm circa (io, avendone solo uno, ho fatto i turni!). Se volete essere molto precisi conviene usare una sac a poche. Io non l’avevo e si vede! Cuocere a 150° per 45 minuti e lasciar raffreddare le due basi.
  3. Pulite i fichi (ma anche se resta un po’ di buccia non succede nulla), tagliatela in pezzi e versateli, insieme allo zucchero, in una padella in cui avrete precedentemente fatto sciogliere il burro. Tireranno fuori molto acqua: lasciate consumare l’acqua a fiamma bassa e spegnete quando avrete ottenuto una composta sufficiente cremosa (io l’ho tenuta almeno una mezzora ma molto dipende dai fichi).
  4. Setacciare la ricotta e frullarla con lo zucchero. Aggiungere la panna fresca semimontata.
  5. Per il montaggio, posizionate sul vassoio da portata, l’anello che avete usato per cuocere le basi. Normalmente a casa fodero il bordo interno con della carta trasparente rigida per ottenere la massima pulizia (ma non l’avevo, in questo caso). Poggiare il primo strato di daquise, versare il composto di ricotta, spalmare la composta di fichi e coprire il tutto con l’ultimo strato di daquise. In freezer per almeno 3 pre ma si ci sta una notte è meglio. Il giorno in cui dovrete servirla, mettetela nel frigorifero almeno una mezza giornata prima. Sfilate l’anello, decorate con zucchero e servite.

Notes

al tempo totale va aggiunto il tempo di riposo in freezer

http://www.cookingplanner.it/2012/08/22/torta-ricotta-e-fichi/

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About the Author,

Maria Grazia Viscito, alias Caris, 39 anni, ingegnere, di Roma, con una grande passione per il cibo e la fotografia, cucina "per legittima difesa"