Una vacanza in blu

Gen 9th

 

Non era prevista, non ci avevo proprio pensato e poi invece mi sono ritrovata a dover organizzare velocemente una breve vacanza: due giorni nelle Marche, destinazione Castel di Lama, paesino nei pressi di Ascoli Piceno. Nelle Marche non ero mai stata (sì…lo so, una vergogna, ancor di più lo dico ora) e il luogo scelto come “fuga” dalla città era un borgo storico. Se c’è una cosa che mi piace, è poter alloggiare in un posto con una storia, con una atmosfera che mi riporti indietro o comunque che mi trasporti in epoche diverse dalle mie e il Borgo Seghetti Panichi è stata una delle sorprese più belle di queste weekend. Dal sito pensavo che mi sarebbe piaciuto.. ma non avrei mai immaginato che me ne sarei innamorata. All’arrivo ci ha accolto Maria Rita Giovannelli, gentile e disponibile che con un bel sorriso ci ha comunicato che la nostra stanza sarebbe stata  “la suite blu”. E già qui, considerando che l’azzurro (con tutte le sue declinazioni dal celestino al blu scuro) è il mio colore preferito, il relais ha catturato la mia benevolenza. Se poi all’entrata in camera mi ritrovo in un mondo  che fa onore al suo nome, con  allestito un angolo per prendere il tè con le porcellane di Spode (e per una che adora la bone china, voi capite che non avevo neanche posato la valigia che già pregustavo la mia tazza fumante), con il soffitto azzurro e stoffe bianche e blu ad accogliermi..allora la benevolenza diventa conquista sfacciata.

A parte gli scherzi, mi piacciono le stanze curate nei dettagli, non solo per il particolare in se ma perchè fanno capire l’amore del proprietario per quello che non è solo un hotel ma anche, e soprattutto, la sua casa e nella stanza del borgo questo si percepiva da tante cose: le morbide lenzuola con il monogramma, i libri poggiati sul mobile alla sponda del letto, (fra cui uno splendido che narrava la storia del colore blu fra l’arte e i secoli), la coperta sulla poltrona accanto al camino….tutto esprimeva attenzione e cura per il luogo e le persone che dovevano soggiornarci. E un gran senso di pace, romantico senza essere stucchevole! E poi il borgo è splendido: composto da vari edifici, fra cui la villa padronale, la Cappella privata, la coffee house  e una residenza..tutti edifici costruiti fra il ‘400 e l’800, immersi in un parco progettato dal Botanico e architetto di giardini L.Winter. Ho onestamente fatto molta fatica ad andar via :) anche perchè so che non ho visto molte cose.

Eravamo molto stanchi e per cenare abbiamo optato per il Ristorante del Borgo, proprio all’interno del Parco. Pochi passi e ti ritrovi in un locale elegante, curato ed accogliente. Quando sono entrata, mi ha colpito subito l’apparecchiatura: è passato troppo poco tempo da quando ho parlato con Moreno Cedroni (la Madonnina del Pescatore non è lontanissima) e quando ho visto il tavagliolo sistemato alla sua maniera, avvolto fino a formare un cilindro sottile..mi ha fatto piacere perchè apprezzo sempre chi osserva le intuizioni e le rende proprie e il contrasto fra la linea del tovagliolo e della flute era bellissimo e armonioso.

Abbiamo provato il menù degustazione, con piatti tipici della cucina ascolana (vedi le olive, i maccheroncini di Campofilone, i salumi, lo sformatino al tartufo…) e piatti che danno spazio alla creatività dei due giovani chef, tutto molto buono. Non ho provato i dessert (che per me è un record, lo sapete, ma eravamo molto stanchi) anche se a sentire la lista, vi confesso che avrei osato un po’ di più nei dolci (dovrò sacrificarmi e tornare per provarli…  ) considerando il buon livello della cena.

La mattina successiva, prima di andar via, ho solo avuto il tempo di guardare alcune foto in un corridoio della villa e ho visto volti antichi, bambini d’altri tempi, foto delle spose di famiglia…ma anche foto più recenti ma evidentemente scattate in una manifestazione medievale, con donne vestite da dame di corte…

Un ultimo sguardo alla enorme quercia che si vedeva dalla finestra e un saluto alla mia stanza blu, sperando di poter tornare e finire quel libro che ho sfogliato a mezzanotte sorseggiando il tè e sotto una calda coperta vicino al camino.

Dove siamo stati dopo??? Beh, questo ve lo racconto al prossimo post!

Una ricettina però ve la lascio (dovranno pur dare i loro frutti queste food-vacanze)! Mi è venuta voglia di provare una versione del filetto di maiale con funghi porcini mangiato Al Borgo, aggiungendo i frutti di bosco (loro lo fanno anche in quel modo ma quella sera lo abbiamo mangiato senza). Mi mancava del lardo, secondo me ottimo se avvolto sul filetto, quindi se avete la possibilità aggiungetelo. Ho fatto tutto abbastanza ad occhio ma è venuto bene lo stesso!

RICETTA: FILETTO DI MAIALE CON FUNGHI PORCINI E FRUTTI DI BOSCO

Ingredienti

  • un filetto di maiale
  • 3 funghi porcini
  • lardo di colonnata (io non lo avevo)
  • frutti di bosco (nel mio caso more + un cucchiaio di aceto balsamico ma ci vedrei benissimo i mirtilli)
  • un cucchiaio di zucchero
  • olio evo
  • sale e pepe

Procedimento

In una padella, scaldare qualche cucchiaio di olio evo, appoggiare il filetto e far rosolare bene per qualche minuto da tutte le parti (attenti a non bucare il filetto con la forchetta!). Mettere un coperchio sulla pentola e trasferire il tutto nel forno a 180°. Nel frattempo, tagliare i funghi a quadretti e rosolarli in un padellino con olio e aglio, lasciandoli ben croccanti. Regolare di sale ed eventualmente di pepe. Preparare la composta di frutti di bosco: io avevo delle more selvatiche ed ho usato quelle. Due manciate di more con un cucchiaio di zucchero e uno di balsamico, lasciati ridurre  e frullati un po’ alla fine (mi piacciono i semini e quindi ho lasciato tutto abbastanza compatto. Se li avessi avuti, avrei usato i mirtilli!). Rigirare di tanto in tanto il filetto e bagnare con il sughetto di cottura (devo dire che in questo modo è rimasto davvero molto morbido. Io non avevo il lardo ma si può avvolgere il filetto nel lardo e poi metterlo nel forno! Per la cottura, regolatevi col vostro forno..nel mio c’è stato 40 minuti. Una volta cotto, tagliare il filetto in cilindri di 4-5 cm, adagiare nel piatto, mettere i funghi a dadini sulla parte superiore con qualche mora intera e decorare il piatto con la composta di frutti di bosco. E la cena è pronta :D!

About the Author,

Maria Grazia Viscito, alias Caris, 39 anni, ingegnere, di Roma, con una grande passione per il cibo e la fotografia, cucina "per legittima difesa"